L’Unione europea dei trasporti costa ancora troppo caro: barriere, inefficienze del mercato e differenze tra un Paese e l’altro pesano per 8,6 miliardi di euro l’anno, che il completamento del mercato unico dei trasporti permettere di abbattere. Lo denuncia lo studio del servizio ricerche del Parlamento europeo su “I costi della non-Europa dei trasporti e del turismo”, in cui si evidenzia la necessità di azioni a sostegno del completamento dell’integrazione europea della mobilità e del turismo. Azioni, sottolinea lo studio, che “possono essere viste come fattore trainante della crescita dell’Ue” oltre che un modo di rispondere in modo più efficiente alle sfide poste dalla globalizzazione. Lo studio individua criticità e, di conseguenza, punti di intervento in ogni segmento del settore trasporti europeo.
Trasporto ferroviario: lo studio del Parlamento punta l’attenzione sul completamento dell’apertura del mercato, l’armonizzazione delle autorizzazioni dei convogli e dei certificati di sicurezza, una maggiore chiarezza nei costi di accesso alla rete e l’eliminazione delle barriere tecniche. Queste azioni, da sole, abbatterebbero il taglio di 1,9 miliardi di costi annui attualmente gravanti sull’Ue;
Trasporto su strada: l’analisi rileva che occorre completare l’apertura del mercato, armonizzare le normative sociali e in materia di lavoro, dare attuazione alle regole attualmente previste, fare chiarezza sugli standard per i veicoli e sulle regole dei pagamenti stradali, e migliorare la sicurezza di strade e autostrade. Se questo venisse fatto ogni anno si risparmierebbero 3,5 miliardi di euro;
Trasporto aereo: anche qui si registra un mercato tutt’altro che liberalizzato, e si suggerisce di procedere al completamento dell’apertura del mercato. A ciò si aggiungono le necessità dell’integrazione dei sistemi europei di gestione del traffico aereo, dell’apertura del cielo europeo ai paesi terzi. Ancora serve l’integrazione degli aeroporti alle altre reti di trasporto al fine di assicurare un modello inter-modale e inter-operativo dei trasporti e una riduzione dell’impatto ambientale. Azioni che se portate a termine farebbero risparmiare 1,3 miliardi di euro ogni anno;
Trasporto marittimo: il completamento dell’apertura del mercato resta l’elemento centrale anche in questo segmento. A questa politica si ravvisa le necessità di liberalizzare la regolamentazione portuale, ridurre costi e procedure burocratici, ridurre l’impatto ambientale delle reti di trasporto via acqua. Infine si chiede un’integrazione alle altre reti di trasporti al fine di assicurare un’operabilità inter-modale. Risparmi annui quantificati dal servizio ricerche del Parlamento Ue in 1,9 miliardi di euro.
Lo stesso studio indica anche dove, geograficamente e soprattutto politicamente, occorre darsi da fare. In altre parole, ci sono Paesi più indietro di altri. A detta del rapporto, “solamente Regno Unito e Svenzia hanno pienamente liberalizzato i propri mercati” del settore, mentre paesi quali Austria, Germania, Italia, Paesi Bassi e Repubblica ceca hanno aperto i rispettivi mercati “in modo limitato”. Un peccato, ma soprattutto un problema economico, dato che “le esperienze nei liberi mercati – si legge nello studio – hanno mostrato un miglioramento sia nella qualità che nell’accesso dei servizi, con crescita dei passeggeri in alcuni casi anche di oltre il 50% in dieci anni”.