“I prigionieri politici non sono stati tutti rilasciati e non è migliorato il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto”. Così il Consiglio Ue, dopo l’esame annuale della situazione nel Paese, motiva il prolungamento delle sanzioni politiche nei confronti della Bielorussia. L’esame del Consiglio ha inoltre aggiornato a 24 il numero delle persone e degli enti che secondo Bruxelles sono tenute “sotto restrizione senza motivo”, e quindi ingiustamente, nel Paese guidato da Aleksandr Lukašenko.
Con questa decisione, spiega il Consiglio in una nota, “l’Ue mantiene la sua politica di azione critica con la Bielorussia, allo scopo di promuovere il rispetto dei diritti umani, della legge e dei principi democratici”.
Le sanzioni, prolungate di 12 mesi, comprendono un embargo sulle armi, sui materiali che potrebbero essere usati per la repressione interna, il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare per le persone responsabili delle violazioni dei diritti umani.
Per la prima volta le sanzioni vennero comminate nel Consiglio dell’ottobre 2012 per le “violazioni delle norme elettorali” nelle elezioni presidenziali del 2010 e il seguente “inasprimento delle violenze sull’opposizione politica e sui media indipendenti”. L’Ue ha espresso preoccupazione in molte occasioni sulla mancanza del rispetto delle regole democratiche, esortando le autorità bielorusse al “rilascio dei prigionieri politici”.