“Ricomincia…se puoi senza ansia e senza fretta”: così inizia la poesia portoghese con cui Josè Manuel Barroso ha deciso di salutare la sua Commissione europea dopo dieci anni di servizio. E così l’ormai ex presidente della Commissione europea dice di voler fare nell’immediato futuro: ricominciare senza la smania di ottenere nuovi incarichi politici, prendendosi prima di tutto una pausa: “Dopo trent’anni di vigorosa partecipazione a livello nazionale ed europeo penso di meritarmela”, scherza coi giornalisti alla sua conferenza stampa di addio.
Qualcuno già lo vede futuro presidente della Repubblica in Portogallo, altri lo candidano addirittura alla carica di segretario generale della Nazioni Unite. Ma per il momento l’ex capo dell’esecutivo comunitario racconta di avere piani molto più “rilassanti”: “Mi tratterrò ancora un po’ in Belgio” e “ho accettato di tenere qualche corso e conferenza all’università”. Per adesso, assicura, niente di più: “Non ho preso decisioni su nomine politiche né a livello nazionale né internazionale, non ho prospettive di responsabilità politiche”, dice. Se sia la verità o soltanto un modo di prendere tempo davanti a scenari ancora incerti, saranno i prossimi mesi a dirlo. Ma piuttosto che parlare del futuro, ora Barroso tiene a sottolineare quanto fatto nei suoi due mandati, durante le 424 riunioni del collegio dei Commissari presiedute, di cui 199 nel secondo mandato, l’ultima proprio questa mattina.
Anni in cui ci sono stati momenti duri, ricorda il capo dell’esecutivo Ue, soprattutto nel pieno della crisi quando in molti erano pronti a scommettere sull’uscita della Grecia dall’Eurozona. In quella circostanza, rivendica Barroso, la Commissione “ha scelto la strada giusta”: “Sono fiero della lotta che abbiamo combattuto per tenere la Grecia nell’Eurozona, molte persone mi chiedevano: non sarebbe meglio che la Grecia uscisse? Ma io ho sempre detto no”. Anche perché, è convinto Barroso, “se la Grecia fosse caduta altri paesi dell’Eurozona sarebbero caduti, non solo l’Irlanda, il Portogallo e la Spagna ma anche l’Italia e persino la Francia, che a un certo punto è stata sotto un’enorme pressione dei mercati”.
Ma non sempre tutto è stato fatto nel migliore dei modi: “Sono consapevole che la nostra azione non è stata perfetta, anche per il complesso sistema decisionale Ue per cui non è possibile muoversi abbastanza rapidamente”, ma “la Commissione ha sempre lottato per più solidarietà e sussidiarietà”, assicura Barroso che si dice preoccupato soprattutto “per l’enorme disconnessione dei cittadini” e per “il facile richiamo dei populismi”. Segnali di disaffezione che per il futuro Bruxelles dovrà combattere “concentrando la sua attenzione sull’aspetto sociale e sulla responsabilità democratica” della sua azione.