Lo scrutinio delle schede elettorali ancora non è completo ma un dato è chiaro: nelle elezioni per il nuovo parlamento, l’Ucraina ha scelto l’occidente. A dominare la nuova Rada saranno partiti pro-europei: quelli del blocco dell’attuale presidente Petro Poroshenko e quelli del fronte popolare guidato dall’ex primo ministro, Arseni Iatseniuk, finora in testa. Il chiaro segnale di un Paese che vuole uscire dall’orbita dell’influenza russa e continuare il cammino di avvicinamento all’Europa. Tra i due partiti che hanno conquistato la maggioranza relativa sono già iniziate le consultazioni per formare rapidamente una “coalizione pro-europea per portare avanti gli accordi con l’Ue” e realizzare le riforme necessarie a questo scopo, assicura già Yatsenyuk.
Quella avvenuta con le elezioni per designare il nuovo parlamento di Kiev “è stata una vittoria del popolo ucraino e della democrazia”, commentano il preidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso e il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. I due presidenti si rallegrano per le modalità con cui si sono svolte le elezioni, giudicate dagli osservatori dell’Osce come “conformi alle norme democratiche”: si tratta di un “passo importante – sottolineano Barroso e Van Rompuy – nelle aspirazioni ucraine per consolidare elezioni democratiche in linea con gli impegni internazionali”
Per l’Ue ora “il mandato elettorale dato dal popolo ucraino deve essere implementato”, con la “rapida formazione di un nuovo governo”. Dopo il passaggio istituzionale l’obiettivo deve essere “intensificare le riforme economiche e politiche di cui c’è molto bisogno”. Per Barroso e Van Rompuy, un “rinvigorito” processo di riforme sarà infatti “cruciale in vista dell’associazione politica e dell’integrazione economica dell’Ucraina nell’Ue e per consolidare l’unità e la coesione interna” del Paese. Bruxelles “sarà lieta di collaborare strettamente con la nuova Rada e con il futuro governo per assisterli in questo compito”, assicurano i due presidenti. L’Ue torna poi ad insistere perché anche le prossime elezioni locali nella regione orientale del Donbas “siano svolte in conformità con la legge ucraina e perseguano lo stesso obiettivo di una de-escalation”.
“Il viaggio iniziato con la resistenza democratica a Maidan, che ha portato alla rigenerazione delle istituzioni con l’elezione di un nuovo presidente e del parlamento, adesso è completo”, sottolinea anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, congratulandosi con il popolo ucraino “per il coraggio e la determinazione democratica”. Il nuovo Parlamento, secondo Schulz, si trova ora davanti la “sfida fondamentale di lavorare per una soluzione pacifica del conflitto, di lanciare di una rinascita economica e dare inizio alle riforme chiave, specialmente riguardo allo stato di diritto, il sistema giudiziario e lo sradicamento della corruzione cronica”. Per il presidente del Parlamento Ue “l’unico rimpianto delle elezioni di ieri rimane il fatto che agli ucraini, nei territori dell’est del Paese in mano ai ribelli e nella Crimea annessa illegalmente non è stato concesso di votare”.
“Le elezioni parlamentari in Ucraina rappresentano una vittoria della democrazia”, concorda il futuro Alto Rappresentante, Federica Mogherini, secondo cui “è importante che sia stata assicurata la più ampia partecipazione al voto, a testimonianza dell’impegno delle forze politiche e del popolo ucraino per la costruzione di un futuro di pace e stabilità”. “La larga maggioranza degli ucraini si è chiaramente e democraticamente espressa per un ambizioso programma di riforme e un cammino europeo”, sottolinea il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: “Accolgo con favore – dice – la loro determinazione a proseguire nella promozione di un processo politico inclusivo basato su valori democratici, rispetto per i diritti umani, minoranze e legalità”.