Incentivare gli investimenti privati e pubblici di qualità è la chiave, forse l’unica, per rilanciare la crescita e l’occupazione. Ne è convinta Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria e vice presidente del Comitato delle Regioni, che ha esteso un parere per l’organismo europeo che sta avanzando nonostante una evidente opposizione di ampi settori popolari, liberali e conservatori del CoR, che sostengono invece la necessità di ridimensionare gli investimenti pubblici.
“Regioni e città chiedono a governi e Commissione di convergere al più presto sull’esclusione del cofinanziamento dei fondi strutturali dal calcolo dell’indebitamento nazionale”, ha spiegato Merini illustrando il documento approvato oggi da una commissione ad hoc e che sarà portato in plenaria il tre dicembre. Secondo ‘esponente del Pd è necessario “fare chiarezza sui margini di flessibilità consentiti dalle regole attuali per interventi a favore della crescita e di potenziare la capacità di prestito della Banca Europea degli Investimenti”.
Il titolo del Parere è “Promuovere la qualità della spesa pubblica in ambiti oggetto d’intervento dell’UE”, e tra gli elementi base vi è la constatazione che “con la crisi e l’austerità i governi per rientrare nei vincoli di bilancio più che la spesa pubblica hanno tagliato gli investimenti”, e questo è un processo che la presidente dell’Umbria vuole fermare. “Dopo anni in cui i tagli ai bilanci pubblici – ha proseguito Marini – hanno gravato soprattutto sulle spese strategiche per la crescita, è venuto il momento di elaborare e mettere in campo una vera strategia europea per rilanciare gli investimenti”. La vice presidente del CoR è preoccupata dal fatto che “nell’area dell’euro c’è una continua contrazione degli investimenti pubblici, mentre in altre aree si è riusciti a favorire la crescita proprio rilanciando gli investimenti”.
Nel progetto di parere elaborato dalla vice-presidente Marini e adottato oggi in commissione, si chiede che questa strategia intervenga sia sul versante delle regole, con l’esclusione dal calcolo dell’indebitamento del cofinanziamento nazionale e regionale dei progetti supportati dai fondi strutturali e la revisione dei criteri attuali di calcolo del deficit strutturale dei Paesi membri; sia sul fronte delle risorse, mobilitando nuovi fondi pubblici e privati grazie a un ruolo più incisivo della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), promosso anche con uno stanziamento di 5 miliardi di euro del bilancio UE a garanzia di nuovi prestiti per progetti infrastrutturali. Con il parere, inoltre, i membri della commissione BUDG chiedono alla Commissione europea di fare chiarezza sui margini di flessibilità previsti dal Patto di Stabilità e Crescita, pubblicando una comunicazione ad hoc in cui spieghi come intende utilizzare tali margini a favore della crescita e dell’occupazione.
Marini ha posto anche la questione dei 300 miliardi di investimenti promessi dal prossimo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. “Vogliamo sapere, tanto per cominciare, se si tratta di risorse nuove o no, come temiamo – spiega Marini, ricordando che il 55 per cento degli investimenti pubblici passa per Regioni e Comuni -. Poi vogliamo conoscere le finalità precise di questa operazione e infine, ma questo è per noi decisivo, come gli Enti locali verranno coinvolti nei progetti”. Questa posizione, ha chiarito Marini, coinvolge tutte le Regioni italiane, che hanno approvato un documento specifico. “Ci auguriamo – ha concluso Marini – che non si ripeta quanto accaduto col piano da 120 miliardi per la crescita che doveva accompagnare il Fiscal Compact e che si è perso per strada”.