Un’unione europea più unita, più in grado di affrontare le sfide, più forte nel Mondo. Così ieri sera il presidente uscente della Commissione europea José Manuel Barroso ha raccontato i suoi dieci anni alla guida dell’esecutivo comunitario in un discorso a Londra, in gran parte incentrato sul convincere i britannici a restare nell’Ue. Il portoghese ha voluto date un piccolo anticipo del suo “testamento politico” che svolgerà domani pomeriggio nel Parlamento europeo.
E’ un discorso senza sfumature o dubbi: abbiamo fatto bene, abbiamo fatto per il meglio, e lasciamo agli anni futuri in percorso ancora da perfezionare, ma ottimamente avviato.
“Nel 2004, l’anno in cui ho iniziato questo lavoro – ha esordito – il mondo era molto diverso. Eravamo appena usciti dal boom delle dot-com, ma gli smartphone erano ancora fantascienza. L’invasione dell’Iraq era appena finita, la questione del post-Kyoto era appena venuta all’ordine del giorno. I diplomatici delle nostre allora quindici capitali ancora comunicavano con i telegrammi”.
Secondo Barroso in questi anni di improvvisa crisi “l’Europa ha dimostrato un grande coraggio e – sottolinea – la sua capacità di riforma”. Barroso indica poi in tre punti principali la sintesi politica e storia di questi suoi due mandati alla guida della Commissione, un successo raggiunto prima di lui solo da Jacques Delors. “La mia prima osservazione è che l’unità è essenziale se vogliamo affrontare le sfide di oggi” ha detto ricordando l’impegno a suo giudizio univoco e svolto nel puro e solo interesse dell’Unione di affrontare le crisi di alcuni paesi membri. E dunque ricorda con orgoglio che la temuta Grexit non è accaduta. Paesi come l’Irlanda e il Portogallo hanno terminato con successo i loro programmi e sono sulla via della crescita sostenibile”. Ciliegina sulla torta che conferma la bontà del processo scelto è che “a gennaio la Lituania diventerà il diciannovesimo paese ad adottare l’euro”.
Per il presidente uscente “la seconda riflessione è che se stiamo insieme l’apertura al mondo è un patrimonio unico”. Rivendica che “il G20 è un’iniziativa europea. Attraverso la quale abbiamo ottenuto un impegno globale contro il protezionismo, ma anche abbiamo coordinato i quadri di riferimento per la crescita sostenibile e adottata una linea d’azione dura contro l’irresponsabilità sui mercati finanziari e l’evasione fiscale”. Secondo Barroso l’Ue ha avuto successo “nell’esportare i nostri valori: la pace, la sicurezza, l’equità e la lotta contro la povertà”. Con qualche azzardo il presidente uscente della Commissione arriva a dire che “siamo stati uniti per sostenere il diritto democratico del popolo ucraino di scegliere il proprio destino”, e che l’Unione è stata “leader del dibattito internazionale sui cambiamenti climatici”.
Il terzo punto è che “grazie al fatto che ora l’Europa è molto più grande e grazie alle riforme che stiamo facendo, l’Europa oggi è più forte di quanto non fosse dieci anni fa. Non ho dubbi su questo”, dice con fermezza il portoghese. Ricorda le riforme strutturali, il Trattato di Lisbona, il presidente, per poi concludere sostenendo che “l’Unione europea si è riformata radicalmente nel corso degli ultimi dieci anni, e dovrà continuare su questa strada. Rendere l’Europa più forte – dal punto di vista istituzionale, politico ed economico – è un processo di miglioramento continuo. Direi che è una riforma costante, non rivoluzione e certamente non controrivoluzione”.