Quello del traffico di esseri umani non è un problema lontano, ma riguarda da vicino anche l’Europa. In soli due anni sono oltre 30mila le vittime del traffico e dello sfruttamento di esseri umani nell’Ue. È questo il dato principale che emerge dal “mid-term report” pubblicato dall’esecutivo comunitario sulla strategia comunitaria 2012-2016. “Sono orgogliosa del mio lavoro e di quello svolto dalla Commissione in questa legislatura” spiega il commissario agli Affari interni Cecilia Malmström, che aggiunge come “cinque anni fa lo sradicamento di questa tragedia, una delle violazioni peggiori dei diritti umani, non era in cima all’agenda politica e se ne parlava con un atteggiamento lassista, ma ora abbiamo invertito la tendenza”.
L’occasione per fare il punto della situazione e illustrare quanto fatto da Bruxelles e dagli Stati membri per combattere queste attività criminali, è l’ottava giornata europea contro la tratta di esseri umani, fissata per il 18 ottobre. La relazione, che riguarda il biennio gli anni dal 2010 al 2012, riporta cifre preoccupanti. Del numero totale delle vittime il 69% ha subito uno sfruttamento di tipo sessuale (la maggioranza donne), il 19% uno sfruttamento sul lavoro (in gran parte uomini) e per il 12% si tratta di altre attività criminali. I bambini invece riguardano il 16% delle vittime che hanno subito una qualche forma di sfruttamento.
È piuttosto rilevante, inoltre, che quasi 7 vittime registrate su 10 siano cittadini dell’Unione. In particolare provengono per lo più da Paesi Bassi, Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria. I trafficanti europei di esseri umani hanno cittadinanza, in gran parte, spagnola, tedesca, rumena e belga. Il copione è sempre lo stesso: le vittime vengono reclutate da conoscenti o addirittura dai parenti con la promessa di lavori ben pagati dietro cui si nasconde, invece, uno sfruttamento e un lavoro che dovranno svolgere sotto l’uso della forza o minacce.
“Bisogna ancora migliorare” ha detto il Commissario Malmström, che tuttavia elenca i passi avanti che Bruxelles e gli Stati hanno fatto in vari settori: nelle politiche di identificazione delle vittime, nella sensibilizzazione del problema, nella realizzazione di una sorta di “carta dei diritti” per le vittime del traffico insieme ad un manuale per le autorità sulla protezione dei bambini vittima, e infine relativamente ad un migliore coordinamento fra le agenzie dell’Ue impegnate nella lotta.
Gli Stati membri hanno avviato circa 8500 procedimenti sul traffico di esseri umani e sono state emesse quasi quattromila condanne. Bisogna concentrarsi, avverte Malmström, soprattutto nella protezione delle vittime non europee. Da diversi anni la Commissione ha emanato, al riguardo, una direttiva secondo cui alle vittime extra-comunitarie che cooperano con le autorità deve essere concesso un permesso di residenza nel territorio europeo. Secondo il Commissario ci sono ancora “troppi ritardi nell’attuazione della direttiva” e ciò rallenta inevitabilmente la lotta contro “questo reato spaventoso”.