“Dobbiamo investire sui nostri giovani”, “la scuola è il futuro della nostra nazione”. Sempre più spesso sentiamo affermazioni di questo genere, ma non sempre nei fatti gli Stati fanno in modo di agevolare la vita, almeno dal punto di vista economico, di chi sceglie di andare all’università con la speranza di costruirsi un futuro migliore o di inseguire le proprie aspirazioni. Tra i paesi europei permangono forti disparità nei livelli delle tasse universitarie, delle borse di studio e dei prestiti per gli studenti e così da alcune parti il costo è assolutamente irrisorio, mentre da altre parti lo studio si paga a caro prezzo. È il quadro che emerge da una relazione dalla rete Eurydice della Commissione europea che interessa 33 Paesi.
I ‘paradisi’ per gli studenti sono Cipro, Danimarca, Grecia, Malta, Finlandia, Svezia, Scozia, Norvegia e Turchia dove non esistono tasse universitarie. A questi Stati recentemente si è aggiunta la Germania che le aveva reintrodotte però solo nel 2007. L’inferno è l’Inghilterra che ha le tasse universitarie più elevate (possono superare anche i 10mila euro l’anno), in seguito a una radicale revisione del sistema di istruzione superiore realizzata nel 2012. Le tasse però non vengono pagate immediatamente ma solo dopo la laurea, quando lo stipendio degli studenti supera una determinata soglia, il che costituisce un modello unico in Europa.
Anche l’Estonia quest’anno ha dato vita a un sistema innovativo, correlando le tasse ai risultati nello studio: a pagare sono solo gli studenti che non riescono a stare al passo con il piano di studi e che non ottengono il necessario numero annuo di crediti. Una correlazione tra tasse e risultati modesti è applicata anche in altri paesi, tra cui la Repubblica ceca, la Spagna, la Croazia, l’Ungheria, l’Austria, la Polonia e la Slovacchia.
L’Italia con Irlanda, Lettonia, Lituania, Ungheria, Paesi Bassi e Slovenia, è tra i Paesi che hanno un sistema di tassazione standard e in cui le quote sono definite da Bruxelles “relativamente elevate”, ma ci sono però compensazioni legate al merito e alle necessità economiche.
Anche per quanto riguarda le borse di studio la situazione cambia da Paese a paese. A Cipro, Danimarca, Malta e Finlandia le ricevono tutti gli studenti, cosa ancora più sorprendente visto che, come abbiamo detto, in questi Stati non si pagano le tasse. Insomma i giovani vengono pagati per studiare. In Lussemburgo, Paesi Bassi, Scozia, Svezia e Norvegia le ricevono comunque la maggior parte degli studenti. L’Islanda è l’unico paese a non offrire alcun sistema pubblico di borse di studio, sebbene la questione sia attualmente oggetto di discussione. Negli altri Paesi le borse di studio vengono assegnate sulla base di necessità economiche o sulla base del merito.
“L’Europa ha un disperato bisogno di migliorare l’accesso all’istruzione superiore per i nostri giovani. Ciò permetterebbe di migliorare notevolmente le loro opportunità di ottenere un buon lavoro, oltre a rafforzare le nostre economie, che necessitano del contributo di innovazione e di creatività di brillanti laureati”, ha dichiarato Androulla Vassiliou. Secondo la commissaria europea responsabile per l’Istruzione “qualora gli Stati membri decidano di introdurre tasse universitarie dovrebbero sempre disporre di misure, tra cui le borse di studio, atte a garantire parità di accesso all’istruzione superiore per tutti, in particolare per gli studenti provenienti da contesti svantaggiati”.
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