Partirà dal primo novembre l’operazione Triton, concordata tra le autorità italiane e l’agenzia Frontex, per il controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo. Secondo il ministro dell’Interno, intervenuto alla Camera per una informativa urgente sull’immigrazione, è il segno che “finalmente l’Europa scende in mare”. Nella lettura di Angelino Alfano, l’Ue inizierà a farsi carico del problema migratorio in prima persona.
Almeno è ciò che vuol fare intendere “a quei partiti che criticano il governo” per gli scarsi risultati ottenuti nella gestione comunitaria dell’immigrazione. “Mi rendo conto del loro imbarazzo”, chiosa Alfano, annunciando di essere “d’accordo con il premier Matteo Renzi per convocare un Consiglio dei ministri”, nel quale si deciderà di “concludere l’operazione Mare Nostrum”.
A ben vedere, però, l’operazione di Frontex non ha molto a che fare con quella messa in piedi dall’Italia per la ricerca e il soccorso dei migranti in mare. “Triton non sostituisce Mare Nostrum, che è una operazione diversa e di più vasta portata”, ha sottolineato il direttore esecutivo di Frontex, Gil Arias Fernandez, presentando la nuova operazione oggi a Roma. La missione che prenderà il via a novembre, ha precisato Fernandez, “partirà a prescindere da quali saranno le sorti di Mare Nostrum, sulle quali spetta al governo Italiano ogni decisione”. Rimane dunque l’interrogativo su chi si occuperà delle operazioni di salvataggio in mare quando Mare Nostrum chiuderà.
Il compito principale di Triton sarà quello di affiancare le autorità italiane – che ne gestiranno il comando – nelle operazioni di pattugliamento e monitoraggio delle coste, in collaborazione con la Marina militare, la Guardia di finanza e la Guardia costiera. “Il mandato di Frontex non è quello di ricerca e salvataggio delle persone in mare”, ha evidenziato il direttore. Tuttavia, ha aggiunto “salvare vite umane rimane una priorità per l’agenzia”, che quindi non negherà il suo “contributo a operazioni di soccorso qualora si rendesse necessario”. I mezzi a disposizione dell’Agenzia, però, “consentono di imbarcare al massimo 7 o 8 persone oltre all’equipaggio – precisa Fernandez – non certo 300 alla volta”.
L’operazione potrà contare su due navi di pattugliamento d’altura, due di pattugliamento costiero, due motovedette, due velivoli ed un elicottero, oltre che sul contributo delle squadre di agenti specializzati in operazioni di polizia di frontiera. In particolare, 5 squadre di debriefing saranno schierate per sostenere operazioni di intelligence finalizzate al contrasto del traffico di esseri umani dalla Libia.
Triton si avvarrà del contributo di 26 paesi. “Non tutti sono Stati membri dell’Ue – ha precisato il direttore – perché ve ne sono alcuni, come l’Islanda, la Svizzera e altri, che fanno parte solo dell’area Shenghen”. I donatori hanno contribuito con mezzi tecnici o risorse economiche. Il bilancio mensile dell’operazione è di 2,9 milioni di euro. La cifra verrà coperta da un contributo garantito dalla Commissione europea (3,9 milioni), a cui si aggiungono 2,5 milioni derivanti da un riallocamento del bilancio di Frontex, e una non ben precisata cifra messa a disposizione dai paesi che hanno deciso di sostenere Triton. Si tratta di un Budget che “copre i costi fino alla metà di Gennaio 2015”, ha spiegato Fernandez. In seguito dovrebbe intervenire il bilancio 2015 di Frontex. Ma l’aumento destinato per l’anno prossimo all’agenzia “è di poca entità”, ha precisato il direttore, che conta sulla proposta della commissione Libe e di quella Bilancio del Parlamento Europeo di destinare 20 milioni aggiuntivi per le esigenze di Frontex nel 2015. Ma anche questi fondi non sarebbero sufficienti, visto il fabbisogno indicato in 34,8 miliardi all’anno.