Definitela la classica polvere nascosta sotto al tappeto, chiamatelo il classico “si salvi chi può”, interpretatelo con un tradizionale “arrangiatevi”, bollatela come ipocrisia occidentale, ma la risposta che l’Unione europea ha in mente all’epidemia di Ebola difficilmente può trovare accostamenti diversi da quelli appena proposti. Controllo dei passaporti, scambio di informazioni sui passeggeri dei voli in entrata e uscita dall’Ue con destinazione o provenienza da uno dei paesi africani teatro dei focolai del virus, strategia di evacuazione, misure isolamento dei pazienti considerati a rischio, rafforzamento delle campagne informative sui paesi a rischio da fornire ad equipaggi e passeggeri degli aerei: queste le misure a cui i ministri della Salute dei paesi Ue presenti alla riunione del gruppo di Alto livello per la crisi id Ebola hanno deciso di mettere a punto, e su cui continuerà un dialogo.
“Credo che possiamo vincere l’Ebola nell’Africa occidentale”, ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in conferenza stampa. Dichiarazione coraggiosa, perché fino a prova contraria le malattie si debellano con cure, vaccini, prodotti farmaceutici, tutte cose allo stato attuale inesistenti e su cui le industrie farmaceutiche non hanno interesse a investire. L’Africa ha bisogno di cure, ma nessuno, né Lorenzin né il commissario europeo per la Salute, Tonio Borg, neanche accenna a una strategia o a un piano di ricerca per l’Ebola. Si sottolinea l’intenzione di dare avvio a una rete “volontaria” per lo scambio di migliori pratiche nella gestione della malattia, senza precisare chi aderirà. Borg sostiene che sono in cantiere “misure concrete positive”. Ammesso che sia davvero così, per chi? Non certo per le popolazioni africane, che avrebbero bisogno di altro. E per cosa? Non certo per sconfiggere l’Ebola, ma solo per chiudergli in faccia lo spazio Schengen, dove possono circolare liberamente beni e persone ma non le patologie. La realtà è un’altra: l’Europa vuole circoscrivere il raggio della malattia ai paesi d’orgine africani, non sa o non può fare altro. Del resto finchè eventuali cure saranno vendute a chi non può comprarle svilupparle non conviene, e il mondo imprenditoriale senza profitti non si muove. E’ quello che l’Europa non dice. Però la stessa Ue si mobilita per riunioni di alto livello che hanno comunque il merito di partorire quello che tutti si attendevano: rassicurazioni. “Il rischio di epidemie di Ebola in Europa rimane basso”, ripetono Lorenzin e Borg. Va bene così.