Poche luci e tante, troppe ombre, nelle iniziative a sostegno dei giovani messe a punto dai Paesi membri dell’Ue. Quanto fatto appare un semplice specchietto per le allodole, a sentire il Parlamento europeo. Dopo un’analisi dei programmi nazionali, il cui risultato è stato pubblicato dal Servizio ricerche, il Parlamento Ue è giunto a una conclusione: ci sono programmi non sufficienti e per nulla incisivi. Per contrastare la disoccupazione giovanile, ricorda il documento prodotto dal Servizio ricerche, nel 2013 i capi di Stato e di governo hanno deciso di avviare l’Iniziativa giovani, che rende disponibili sei miliardi di euro da usare in misure mirate per favorire l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
“Il Parlamento europeo – evidenzia l’indagine – ha ripetutamente criticato i governi nazionali per la loro lenta attuazione dell’Iniziativa giovani, gli insufficienti investimenti finanziari e l’assenza di ambizione politica”. Una conclusione che di fatto è una bocciatura. Anche perchè, critica ancora il Parlamento, “nel campo delle politiche giovanili non è prevista alcuna armonizzazione tra le diverse legislazioni nazionali”, il che può rappresentare un ulteriore ostacolo all’inserimento degli under 25 nella vita produttiva europea. Quanto ai Paesi membri, “il Consiglio agisce principalmente attraverso l’adozione di raccomandazioni”. Insomma, manca una politica chiara e omogenea. Anche perchè le politiche sociali e giovanili “sono limitate e principalmente attuate” attraverso il Metodo aperto di coordinamento (Omc), un processo di decisioni politiche che non porta ad alcuna misura comunitaria vincolante e che, in quanto tale, non chiede agli stati membri di rivedere il proprio ordinamento nazionale.
Tanto rumore per nulla o quasi, volendo prendere in prestito un’espressione shakespeariana. “La Garanzia giovani è finita per essere criticata, e non soprende”, chiosa l’analisi del Parlamento, che torna a chiedere “misure più incisive” per dare lavoro ai giovani di età compresa tra i 19 e i 25 anni. Al Parlamento non piace, in particolare, l’atteggiamento dei Paesi. “Alcuni stati membri hanno evidenziato le misure di austerità imposte dalla crisi”, e non è sfuggita al Parlamento la dichiarazione del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, che “parlando a nome della presidenza italiana del Consiglio Ue ha detto che ‘il margine di manovra europeo è ristretto’”. Insomma, si assiste anche a uno scarico di responsabilità non gradito dai parlamentari europei. E poi c’è la Rete per i servizi pubblici d’impiego, l’iniziativa avviata recentemente, su cui Consiglio e Commissione non hanno raggiunto un accordo sulla obbligatorietà o meno di un’adesione alla rete stessa. Insomma, ci si muove in ordine sparso e confuso. E i giovani attendono.