Come tutti sanno è in corso una guerra tra Amazon, scrittori famosi, agenti ed editori. A capeggiare la rivolta degli scrittori è il celeberrimo agente americano Andrew Wylie, famoso in tutto il mondo per il suo soprannome, lo squalo. Wylie si è portato dietro nella rivolta contro Amazon alcuni degli scrittori che rappresenta (Philip Roth, Salman Rushdie, Milan Kundera, V. S. Naipaul, Orhan Pamuk e persino gli eredi di scrittori come Saul Bellow, Allen Ginsberg, Norman Mailer e Arthur Miller). A capeggiare la rivolta degli editori è il colosso multinazionale francese Hachette, che sostiene che Amazon sta comprimendo i suoi margini di profitto. Secondo Wylie è chiaro che “Amazon sta danneggiando gli scrittori”. Ma è vero quello che dice lo squalo (e in Italia alcuni grandi editori) e cioè che Amazon danneggia tutti: editori, scrittori e librerie?
Secondo noi, come vedremo, l’allarme da parte degli editori e degli autori potrebbe essere immotivato. Diverso è il caso delle librerie che in effetti sono state falcidiate da Amazon. Oltre a centinaia di librerie indipendenti, sono fallite anche grandi catene. Negli Stati Uniti ha chiuso Borders, la seconda maggiore catena del paese (che a sua volta negli anni ottanta e novanta aveva fatto chiudere centinaia di librai indipendenti), e in Germania è andata sotto la grande catena Weltbild. E ora Amazon, che negli Stati Uniti controlla circa il 50% del mercato dei libri cartacei e circa due terzi di quello degli e-book, ha appena annunciato che aprirà una grande libreria nel centro di New York. Presto, i lettori di libri di carta newyorkesi avranno la possibilità di scegliere un libro dall’enorme catalogo Amazon (il più grande al mondo) la mattina e di ritirarlo nel pomeriggio.
Gli editori, gli agenti e gli autori non possono ignorare (e se lo faranno, lo faranno a loro spese) che la rivoluzione digitale, che muta in modo radicale la supply chain del prodotto fisico libro abbassando in modo inevitabile le barriere all’ingresso della distribuzione (che in Italia tra l’altro è di proprietà dei produttori), rappresenta la più importante rivoluzione dopo quella di Gutenberg. È ovvio che per gli esistenti oligopolisti Amazon rappresenta una sfida formidabile e che essi devono difendere con le unghie e i denti i loro (legittimi, tra l’altro) interessi. Ma essi dovrebbero tenere sempre a mente quello che è successo agli editori di musica che hanno cercato con tutte le loro forze, fallendo, di bloccare il cambiamento introdotto da Steve Jobs con l’iPod.
Ad oggi, molta della forza dei grandi editori (sia in Italia che all’estero) si è basata sul controllo dell’accesso ai canali di distribuzione. È per questo che molti ingenui autori credono che la pubblicazione di un loro romanzo con un editore oligopolista e proprietario di una propria distribuzione sia una garanzia di successo. Ma come molti hanno sperimentato sulla propria pelle, non sempre è così.
“Ma Amazon non è interessata ai libri ma solo ai soldi!”, sentiamo dire in giro. Vero, verissimo! Ma non è questo – fare soldi – lo stesso obiettivo dei conglomerati che controllano oggi la filiera del libro? Basterebbe dare un’occhiata alle classifiche dei best-seller – dominate dai romanzi di genere rosa o erotic, dalle autobiografie (o biografie) di celebrity chef , campioni di calcio e celebrità della televisione e del cinema – per capire da che parte batte il cuore degli editori incumbent. Questi editori temono, a ragione, la concorrenza di Amazon anche come editore. E la paura è giustificata, soprattutto per un motivo: il cosiddetto self-publishing. In America lo scorso circa un quarto dei libri che hanno un ISBN (International Standard Book Number), circa 400,000, sono stati pubblicati direttamente su Amazon, senza passare attraverso un editore (la cifra salirebbe se si includessero i libri pubblicati senza un ISBN). Si tratta perlopiù di libri di genere (rosa, erotic, fantascienza e thriller). Alcuni dei libri autopubblicati sono stati poi pubblicati, con notevole successo, anche da parte di editori cartacei. Il più celebre di tutti è Cinquanta sfumature di grigio ,scritto dalla signora James, una fan sfegatata di Stephenie Meyer che aveva infatti iniziato la sua carriera di scrittrice con opere di fanfiction basate sui caratteri dell’autrice di Twilight.
È ovvio che in futuro questo consentirà ad Amazon di sfidare anche come editore cartaceo l’establishment, soprattutto nei romanzi di genere più popolari dove Amazon è in grado di pubblicare e offrire ai suoi 250 milioni di clienti una scelta di libri insuperabile da qualunque editore tradizionale e ha la capacità di promuoverli secondo il suo sistema di raccomandazioni e promozioni. Inoltre Amazon può offrire agli scrittori che si autopubblicano royalties (fino a un massimo del 70%) non praticabili dagli editori tradizionali. E poiché Amazon soltanto conosce perfettamente i dati del self-publishing, rappresenta una sfida impossibile per alcuni editori. Harlequin, il più grande editore al mondo di libri Harmony, è ormai alle corde (ha perso negli ultimi cinque anni 100 milioni di dollari di fatturato) ed è stato ora rilevato da HarperCollins.
Ma non sarà così per tutti gli editori. In futuro, crediamo, l’editoria si dividerà in due grosse branche: editori come Amazon che hanno una straordinaria capacità di analizzare dati in chiave di marketing ed editori che potremmo chiamare “ispirati” che non hanno nulla da temere da Amazon, e anzi saranno ad esso complementari. Il libro stampato, soprattutto quello di qualità, non ha nulla da temere da parte delle tecnologie digitali. Per bellezza e praticità è una tecnologia che, tutto considerato, non dovrebbe temere la concorrenza da parte del digitale. Anzi, con il trascorrere degli anni potrebbe diventare una tecnologia imbattibile.