“Alenka Bratusek è ancora commissaria desinata e la sua collocazione del nuovo esecutivo è quella giusta”. Con questa frase Margaritis Schinas, portavoce di Jean Claude Juncker, ha gelato questa mattina i giornalisti nella sala stampa della Commissione europea.
Ieri sera la candidata slovena era stata bocciata dalla commissione energia con 112 voti contrari e solo 13 favorevoli, dunque si dava per scontato che sarebbe stata sostituita, come accadde in passato. Invece “la procedura prevede che ci sia un voto complessivo del Parlamento su tutta la Commissione nel suo insieme, non sui singoli commissari. Il voto della Commissione è solo provvisorio”, ha spiegato Schinas.
Per un’ora i giornalisti hanno posto domande, ma la risposta è sempre stata la stessa, aggiungendo solo che “il presidente eletto Juncker è in contatto permanente con tutti i partiti e i gruppi parlamentari, con Lubiana e con Alenka Bratusek”. I contatti in effetti sono tanti e febbrili, anche perché si vuole evitare che la Commissione non entri in carica come previsto il primo novembre, e il rischio c’è, ha detto il portavoce: “Il rischio esiste, a breve sapremo a che livello è”.
Certo se Bratusek presentasse le sue dimissioni la situazione cambierebbe in maniera immediata e radicale, aprendo la strada ad una nuova nomina, ma “sul piano legale in effetti è ancora una candidata”, ha spiegato anche il presidente del Gruppo S&D Gianni Pittella, sottolineando perciò che “dal punto di vista politico” Bratusek è stata chiaramente bocciata e deve essere sostituita.
Potremmo essere davanti ad una prima crisi istituzionale, con Juncker che si impunta sulle regole benché il Parlamento europeo abbia chiaramente espresso la sua volontà, come la espresse imponendo, al i fuori delle regole, che lo stesso Juncker fosse indicato dai governi alla presidenza della Commissione. Il presidente eletto potrebbe con più semplicità chiedere a Bratuseck di presentare le sue dimissioni e dunque sfiduciarla pubblicamente. In questa confusa situazione potrebbero giocare un ruolo decisivo i liberali, gruppo al quale Bratusek appartiene, e potrebbero essere loro ad imporre alla candidata di non mollare perché stanno negoziando una “compensazione” con Juncker che evidentemente non è ancora arrivata.
Certo il portavoce di Juncker ha fatto di tutto per creare il maggior allarme possibile, mettendo anche in dubbio che la Commissione possa prendere ufficio alla data prevista. Errore di comunicazione o scelta politica?