È una corsa contro il tempo quella per trovare una quadra sulla sostituzione della commissaria designata slovena, Alenka Bratusek, dopo la sonora bocciatura degli eurodeputati e le sue conseguenti dimissioni. Al Presidente Jean-Claude Juncker, che inizialmente aveva provato a insistere sul nome della Bratusek, adesso spetta la grana di trovare una sostituta, ma tra popolari e socialisti da una parte e liberali dall’altra è in corso un duro braccio di ferro. In mattinata Il capogruppo S&D Gianni Pittella e quello dei popolari, Manfred Weber, si sono affrettati a dire che la sostituta naturale di Bratusek sarebbe stata la seconda donna proposta questa estate da Lubiana al Presidente eletto, ovvero l’eurodeputata S&D, Tanja Fajon. In questo modo i socialisti avrebbero portato a 9 su 27 il numero dei loro commissari, e a 3 quello dei vicepresidenti, il tutto a spese dei liberali. Questi ultimi hanno deciso di dare battaglia e non accettare passivamente la decisione pur essendo il partito più piccolo della coalizione che sostiene Juncker, e pur avendo già 5 commissari (solo 3 meno del Pse che in sostanza ha preso quasi gli stessi voti del Ppe), e ben 2 vicepresidenze, come i socialisti.
La questione però non verrà decisa (solo) nell’Europarlamento. Secondo i trattati sta al governo sloveno “di concerto con il Presidente della Commissione”, proporre un altro nome che dovrà essere sostituito a quello di Bratusek nella lista dei 27 membri dell’esecutivo già approvata dal Consiglio europeo, lista che poi, con procedura scritta, dovrà essere nuovamente approvata da tutti i Paesi membri. Il commissario, o meglio la commissaria, perché è necessaria una donna per mantenere il numero minimo di 9 promesso, dovrà allora sostenere un’audizione al Parlamento europeo prima del 22 ottobre, la data fissata per il voto di fiducia.
Il premier sloveno, Miro Cerar, ha però fatto sapere subito a socialisti e popolari che su Fajon “non accetta ultimatum” e che sta a Lubiana il compito di proporre un nome. Il partito di Cerar è del campo liberale e quindi vorrebbe proporre una liberale, la scelta però non è così automatica visto che la maggioranza di governo si fonda sull’appoggio del partito dei pensionati (DeSUS) e dei socialdemocratici che sono sì la compagine più piccola, ma restano necessari per la stabilità dell’esecutivo. Le trattative sono quindi in corso a Lubiana prima ancora che a Bruxelles. Difficile fare un nome al momento anche se il più ricorrente è quello della vice premier, Violeta Bulc, una candidatura molto debole la cui esperienza politica è iniziata con questo governo, entrato in carica appena 3 settimane fa. Un po’ poco per fornire quella competenza richiesta a un commissario europeo, soprattutto se si punta ad avere un vicepresidente.
I tempi però stringono, martedì dovrebbe essere convocata la conferenza dei presidenti del Parlamento Ue che dovrà stabilire quando tenere l’audizione alla nuova candidata designata. Se ci sarà per quella data una candidata designata. Se invece così non fosse i tempi tecnici per permettere all’esecutivo comunitario di ottenere il voto di fiducia il 22 non ci sarebbero e il tutto rischierebbe di slittare alla Plenaria di novembre.