Federica Mogherini ha superato l’esame dell’Aula mostrandosi decisa e sicura di sé. Non una audizione difficile quella sostenuta dal futuro Alto rappresentante della politica Estera, nessun “assedio” come quelli subiti da Canete o Moscovici, ma anzi un clima disteso in cui addirittura il sinistrissimo Pablo Iglesias di Podemos le ha fatto i complimenti.
Il ministro italiano comunque si è mostrata capace, certo molto più di alcuni dei deputati che le ponevano le domande, e in nessuna risposta ha dato l’impressione di non sapere di cosa stesse parlando. Ha citato Obama, ha parlato dei conflitti in corso, dell’Isis e dei negoziati di pace in Medio oriente con una certa disinvoltura. Alcune volte, sui temi più delicati, si è tenuta vaga per non scontentare nessuno, ma anche questo è il “mestiere” di un Alto rappresentante. E proprio questo sarà, per sua stessa ammissione, il “compito più difficile”, ovvero lavorare a “creare un senso comune”, attorno a “valori e interessi europei” che possono essere “difesi meglio con una strategia comune europea”. Per Mogherini gli stati membri “non devono rinunciare alla propria politica estera o di difesa”, ma bisogna essere capaci di “coordinare le azioni che hanno un impatto esterno”, soprattutto su “energia, commercio, immigrazione e ambiente”. E le prime a doversi coordinare meglio nell’azione esterna, devono essere proprio le istituzioni Ue, “tra cinque anni vorrei che si parlasse semplicemente di Ue”, dice. Mogherini ha promesso ai deputati una forte attenzione alle loro opinioni che, ricambiando il favore con cui è stata accolta praticamente da tutti, non smetteva di ripetere quanto “fossero importanti” e “utili” al suo lavoro. E così si è impegnata a cercare di “fare un’audizione prima di ogni Consiglio Affari esteri”, per portare al tavolo dei Ventotto anche le ragioni dell’Aula.
Il tema più ricorrente nelle domande ovviamente la Russia, con cui bisognerà essere “assertivi e diplomatici”, con “la combinazione e la proporzione tra i due aspetti che sarà legata ai comportamenti di Mosca”. Quello che è sicuro per Mogherini è che in futuro “non si deve più discutere di come reagire con delle sanzioni alle crisi”, ma “come prevenirle agendo in maniera tempestiva”, una cosa che finora “non sempre è stata fatta”.
L’Alto rappresentante in pectore ha parlato anche del conflitto Mediorientale, “il cuore del nostro impegno nel Mediterraneo”, un conflitto che “non riguarda solo il rapporto tra Israele e Palestina, ma anche tra Israele e Paesi arabi”, per questo “bisogna affrontarlo con una strategia regionale”. Ora che “le diverse parti hanno chiesto il nostro coinvolgimento diretto per una volta potremmo avere un ruolo cruciale di facilitatori”, ed essendo l’Europa “un grosso finanziatore” nella regione, dovrà “usare la leva degli incentivi”.