Lady Mogherini si é presentata sicura all’incontro con lo scrutinio del Parlamento europeo ed é uscita indenne da tre ore di domande serrate che hanno spaziato dai rapporti con Cuba al traffico di droga, dalle minoranze sessuali al cambiamento climatico, passando per i diritti umani e il bilancio della difesa europea. Il presidente della commissione affari esteri, Elmar Brok, si é mostrato visibilmente soddisfatto alla conferenza stampa che ha seguito l’audizione e si dice convinto dell’approvazione del Parlamento visto l’applauso ammirato con cui Mogherini ha lasciato l’Assemblea.
Che cosa cambierà questa italiana sconosciuta e ‘troppo giovane per avere esperienza ’ come é stata definita più volte, nella politica estera europea? Si é vociferato di una carica data a Mogherini più per il prestigio e per tenere lontana l’Italia da portafogli strategici come il commercio e gli affari economici, che per la sostanza. Eppure la signora ha dimostrato di conoscere il suo dossier e ha dato prova di una certa leadership e capacità di visione. Interrogata sull’influenza degli Stati Uniti nella decisione europea di applicare sanzioni alla Russia, ha ripetuto più volte che per quanto difficili, le decisioni europee appartengono esclusivamente ai 28 stati membri. Sensibile agli equilibri di potere mondiali Mogherini ha spiegato che l’Unione deve fare più sforzi per farsi apprezzare come partner strategico dai paesi terzi e soprattutto dalle potenze emergenti come India, Brasile e Cina. In passato, Lady Ashton aveva dato l’impressione di considerare la rilevanza europea sullo scacchiere internazionale piuttosto scontata.
Con Mogherini la politica estera europea (ri)comincia vicino casa: l’ossessione con l’est europeo e l’allargamento, pilotata anche da grossi paesi membri come la Polonia, sarà accompagnata dall’attenzione ai paesi del sud. Interrogata a più riprese sul conflitto Israelo-Palestinese e sul medio oriente Mogherini ha sottolineato l’importanza di un approccio regionale dove la diplomazia europea dovrà rivitalizzare i rapporti con i paesi arabi, rinforzando i rapporti con modelli positivi come il Marocco e la Tunisia. La gestione dei rifugiati toccati dalle crisi in Iraq e Siria é da vedere come un imperativo umanitario mentre l’Europa deve adoperarsi tanto per gestire le crisi quanto per prevenirle. Mogherini ha precisato che é necessario lavorare sul lungo termine e sulle cause strutturali dei movimenti di popolazione come la povertà e la cattiva gestione dei governi di origine che, creando marginalizzazione, sono alla base anche di risposte estreme come il terrorismo. Il riferimento alle persecuzioni dei cristiani nel mondo (‘una situazione di cui non si parla abbastanza’) ha accontentato la compagine conservatrice del Parlamento europeo mentre ha sottolineato che il fondamentalismo di ISIL minaccia innanzi tutto i Musulmani di ogni origine.
Convincenti le risposte date in relazione al diritto internazionale (che deve essere alla base di tutti i rapporti con i paesi terzi) e ai diritti umani (che sarebbero al cuore della politica estera europea): il riferimento al lavoro del rappresentante speciale per i diritti umani dell’UE potrebbe indicare la volontà di dare contenuto concreto a questa carica. Molto interessante il ripetuto riferimento alla necessità di lavorare con diversi attori, inclusa la società civile (Mogherini si é addirittura scusata di nominarla cosi spesso) non solo come fonte di informazioni, ma anche come partner operativo e attore di iniziative concrete.
Le novità rispetto all’approccio di Lady Ashton si possono percepire tanto nei messaggi espliciti quanto nelle sfumature delle dichiarazioni di Mogherini e nelle scelte di squadra. Favorevole al ruolo della diplomazia parlamentare nella risoluzione e prevenzione dei conflitti, Mogherini ha precisato che deve basarsi sulla profonda comprensione degli obiettivi di politica estera europea e sulla trasparenza tra le istituzioni. Sensibile alle dinamiche interistituzionali, Mogherini ha rassicurato il Parlamento sulla ricerca di una soluzione pragmatica e costruttiva al problema dell’accesso alle informazioni segrete. Ferma nella convinzione che il Servizio di Azione Esterna é al cuore della political estera europea con Mogherini confermata al vertice, tutte le istituzioni, compreso il Parlamento, dovranno lavorare in sinergia. La proposta di un ‘libro bianco’ sul SEAE potrebbe dare sostanza concreta all’articolazione delle varie cooperazioni. Intellettuali, centri di ricerca e parlamentari nazionali saranno tra gli attori consultati in un tour annunciato nelle 28 capitali europee per aiutare gli stati membri a sviluppare una visione comune di politica estera. Mogherini sembra aver compreso molto bene che i suoi principali alleati, ma anche potenziali detrattori, sono gli stati membri e ha mandato segnali rassicuranti.
Possiamo aspettarci un’attenzione maggiore al dialogo politico: esemplari le risposte sulla crisi in Ucraina marcate da fermezza possibilista verso la Russia (‘le sanzioni sono graduali e reversibili. Se l’accordo di Minsk dovesse essere integralmente rispettato si potrà rilanciare il dialogo politico con Mosca’) ma anche volontà di assecondare le priorità della leadership ucraina (‘se gli ucraini credono che una soluzione politica é possible, dobbiamo sostenerli perché sono i primi ad essere interessati dal conflitto’). Sulla politica di sicurezza e difesa comune, Mogherini ha precisato che le operazioni europee all’estero non devono sostituirsi all’inattività degli stati membri ma devono essere il frutto di una visione strategica e unità di intenti tra 28 stati membri. ‘Non sono ingenua’ ha detto riferendosi alle iniziative bilaterali di difesa che gli stati membri continueranno a perseguire, e ha indicato che sotto la sua leadership ci sarà rispetto per il ruolo di ciascuno. Sul budget della difesa ha ammesso che esiste un problema ‘noto a tutti’ e ha chiesto l’aiuto del Parlamento per risolverlo, tuttavia ha precisato, le economie di scala si impongono e le risorse dei 28 stati membri devono essere condivise per rispondere in modo efficace alle crisi che l’Europa affronta.
Decisa a giocare pienamente il ruolo di vice-presidente della Commissione Europea, Mogherini sarà aiutata dalla scelta di un capo di gabinetto che la conosce a menadito e dal sostegno istituzionale del Ministero degli Esteri italiano e dei suoi esperti. Inoltre ha sottolineato che la credibilità dell’Europa in politica estera e particolarmente nelle relazioni con regimi autoritari, si gioca sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali all’interno dei paesi europei: un chiaro riferimento alla stretta collaborazione che intende stabilire col vice-presidente per i diritti fondamentali e i rapporti inter-istituzionali. Dovrà tuttavia tenere in considerazione le analisi della Corte dei Conti europea che negli ultimi anni hanno accentuato le critiche alla gestione finanziaria delle iniziative della Commissione, che non sembrano produrre effetti soddisfacenti.
Mogherini ha toccato tutte le corde giuste. Forte della sua esperienza di parlamentare e attivista nella società civile, preparata e competente, sembra aver convinto l’Assemblea. Il quinquennio che la vedrà in carica metterà alla prova la sua determinazione ma le dichiarazioni rilasciate al Parlamento rimangono un punto di riferimento per misurare il progresso della lady italiana.
Marta Martinelli è Senior Policy Analyst, EU External Relations at the Open Society European Policy Institute. Qui scrive a titolo personale