Il limite del tre per cento al rapporto tra deficit e Pil forse era poteva avere un senso negli anni Ottanta, quando i leader dell’Unione europea definirono gli obiettivi di deficit, ma oggi non è più così. Lo dice l’Italia. Lo dicono il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Sandro Gozi. Lo ripete a Bruxelles, al termine di un’audizione in Parlamento europeo. Il problema del vincolo del 3% nel rapporto tra deficit e Pil è che “è stato elaborato alla fine degli anni Ottanta, e oggi siamo al 2014”. Insomma, è passato del tempo e sarebbe ora di rivedere quanto stabilito quasi trent’anni fa. Anche perchè, rileva Gozi, “i percorsi che erano stati avviati alla fine degli anni Ottanta erano stati pensati tenendo conto di una crescita annua attesa del 2% in Europa, e un’inflazione al 2%”. Dato che “queste condizioni oggi non ci sono – ragiona Gozi – bisognerebbe tenerne conto” e magari “rivedere” i vincoli europei.
La Francia, a quanto pare, questo ragionamento l’ha già avviato. Il governo Hollande ha annunaciato che farà rispettare di un anno il rientro nel vincolo del 3% deficit/Pil. “Il rinvio è previsto dalle regole”, sostiene Gozi. “Le regole prevedono che in caso di situazioni eccezionali di debba tener conto di tali situazioni eccezionali”. E’ la famosa flessibilità di cui tanto si parla. In Italia “non vogliamo rivedere le regole, vogliamo che si rispettino gli accordi presi a giugno”. A giugno è stato deciso di fare un uso migliore della flessibilità prevista dal patto di stabilità e crescita e di agire in modo attivo per la crescita. Per capire cosa significa tutto questo basta ascoltare Gozi e fare due più due. “Noi insisteremo su questi due punti”.