“Nella situazione attuale è quasi impossibile arrivare in Europa legalmente e molti migranti devono mettersi nelle mani di mercanti di morte”. Così il Commissario europeo agli Affari interni Cecilia Malmström esordisce nel ricordare il naufragio nel canale di Sicilia, costato la vita a 366 persone esattamente un anno fa.
Malmström accusa direttamente gli Stati membri di non fare abbastanza nell’accoglienza dei profughi: “diversi paesi dell’UE non accettano quasi nessuno, solo qualche decina all’anno, mentre intorno a noi il mondo è in fiamme”, ha tuonato la svedese.
Il discorso del Commissario è una strigliata contro i Paesi europei “incapaci di accogliere i rifugiati, dimostrando una solidarietà praticamente inesistente”. Non è possibile, agli occhi di Malmström, che ci sono “sei paesi Ue”, non cita però quali, che hanno accolto meno di 250 rifugiati. Eppure, gli strumenti ci sarebbero, e si tratta del “sistema di reinsediamento dei rifugiati delle Nazioni Unite che questi Stati rifiutano di adottare “nonostante le nostre persistenti richieste. E’ vergognoso”.
La tragedia di Lampedusa un anno fa è ben impressa nella mente del Commissario. “Ho ancora quelle immagini davanti agli occhi”, ha ricordato, “testimoniano tragicamente che bisogna fare il possibile perché l’Europa rimanga aperta a chi cerca protezione. Per coloro che fuggono da dittature e oppressione, da conflitti e guerre, l’Europa è un rifugio in cui trovare la sicurezza o una nuova vita lontano dalla tirannia e dalla miseria”.
La Commissione dice di aver fatto il possibile in materia di migrazione, asilo e gestione delle frontiere, considerando le sue prerogative, fornendo tutto il sostegno finanziario e logistico, e parla di misure concrete prese per aiutare l’Italia a “migliorare la situazione sul terreno”, dicono da Bruxelles.
Fra queste il sostegno operativo di Triton che “è sulla buona strada”, secondo cui l’agenzia Frontex collabora con le autorità dei paesi, fra gli altri, su due fronti: nella sorveglianza delle coste, con il “nuovo sistema europeo di controllo delle frontiere” che permette ai vari Stati coinvolti di scambiare informazioni sugli accadimenti e coordinare risposte efficienti; e in materia di asilo e re-insiediamento, tema su cui gli Stati “dovrebbero fare di più” e dimostrare maggiore solidarietà, in particolare nel re-insediamento, che può avvenire solo su base volontaria.