Braccio di ferro tra Ppe e Pse su Pierre Moscovici. Il commissario designato agli Affari Economici è stato per tutta la giornata al centro di una dura battaglia tra i due principali gruppi politici del Parlamento europeo, una battaglia che si è conclusa per ora con una mediazione che ha evitato di surriscaldare troppo il clima politico: il giudizio su di lui è stato sospeso ma, invece di una nuova audizione come inizialmente ipotizzato, gli sarà chiesto di rispondere in maniera scritta ad alcune domande.
Dopo la sua audizione i coordinatori di tutti i gruppi della commissione parlamentare, escluso quello socialista, avevano inizialmente chiesto che Moscovici fosse chiamato a sostenere una nuova audizione la prossima settimana. Uno schiaffo per l’ex ministro delle Finanze di Parigi che in Aula era finito sotto il fuoco incrociato soprattutto di liberali e popolari che lo accusavano di aver portato la Francia a sforare i limiti di bilancio quando era al governo. “Moscovici è difficilmente credibile”, aveva sentenziato il popolare Burkhard Balz, secondo cui “quelle di rispettare il Patto di Stabilità e di progredire nelle riforme strutturali sono belle parole. Ma solo le azioni contano”. E in quelle a loro avviso il socialista aveva dimostrato di essere per una linea troppo morbida e lontana dai dettami dell’austerità. La decisione finale sulla nuova audizione doveva essere presa in maniera ufficiale dai coordinatori della commissione Economica che però, essendo impegnata anche nell’audizione di Margrethe Vestager, ha rimandato la discussione a tarda serata. E proprio allora c’è stato il colpo di scena: a dispetto di quanto già dato per assodato da diversi deputati, Ppe e Pse hanno trovato un accordo e risparmiato l’umiliazione a Moscovici.
E i temi economici non sono stati certamente l’unico motivo dell’accanimento contro il socialista. Ieri un’audizione molto dura l’aveva subita anche il popolare spagnolo Miguel Arias Cañete, commissario designato a Clima ed Energia, torchiato da tutti gli schieramenti (eccetto il suo) sui suoi rapporti con l’industria petrolifera. I deputati gli hanno chiesto conto persino delle azioni di suo cognato. Per lo spagnolo, su cui è stato per ora sospeso il giudizio, si punta a un voto palese la prossima settimana, una procedura che normalmente si evita quando c’è accordo tra i capigruppo. È chiaro che le due questioni, quella di Cañete e quella di Moscovici, sono ormai strettamente legate. Se i socialisti, che ieri hanno fortemente criticato lo spagnolo, dovessero bocciarlo per Moscovici le situazione diventerà certamente più critica.
Ma questi non sono gli unici casi che hanno animato la giornata. Una nuova audizione sarà chiesta, come era stato anticipato, anche per il commissario designato britannico Jonathan Hill, che però, essendo un conservatore, a differenza degli altri due non ha un gruppo forte dietro di sé che gli copre le spalle. Gli verranno inizialmente inviate domande scritte e poi la conferenza dei presidenti valuterà se è necessario convocarlo di nuovo in Aula.
Il via libera è stato anche rimandato per il commissario ungherese designato alla Cultura, Tibor Navracsics, e la Ceca, Věra Jourová, designata a Giustizia, Consumatori e uguaglianza di genere. “Nella riunione dei coordinatori dei gruppi politici non siamo potuti arrivare ad una decisione consensuale per le diverse posizioni, prevalentemente critiche, espresse sul candidato designato da Juncker”, ha spiegato Silvia Costa, presidente della Commissione Istruzione e Cultura. “Abbiamo accettato la proposta di inviare comunque a Navracsics ulteriori quesiti per avere risposte più approfondite su alcuni temi rilevanti del suo portafoglio che saranno valutate all’inizio della prossima riunione della Commissione”, ha aggiunto Costa. Stessa sorte per Jourová che, sempre per iscritto, dovrà fornire ulteriori chiarimenti su diverse questioni concernenti diritti civili e di genere su cui non ha convinto appieno. Solo allora i deputati decideranno se concederle il via libera o meno.