Modi pacati anche davanti alle provocazioni più spinte, toni da perfetto europeista, rassicurazioni ripetute fino allo sfinimento sull’intenzione di “garantire il pieno rispetto di tutti i principi dell’Ue”. Nella sua audizione davanti al Parlamento europeo, il commissario designato per Educazione, cultura, politiche giovanili e cittadinanza, l’ungherese Tibor Navracsics è praticamente perfetto. Almeno quanto lo può essere per questo ruolo il membro di un governo, quello di Viktor Orban, che negli ultimi anni ha profondamente modificato la Costituzione in senso autoritario ed emanato una legge che limita la libertà di stampa. Per molti eurodeputati, non abbastanza e la sua valutazione definitiva è stata rinviata. Lo annuncia Silvia Costa, presidente della Commissione: “Nella riunione dei coordinatori dei gruppi politici (che segue l’audizione) non siamo potuti arrivare ad una decisione consensuale per le diverse posizioni, prevalentemente critiche, espresse sul candidato designato da Juncker”. Posizioni articolate, ha aggiunto Costa “anche all’interno di qualche gruppo. Abbiamo accettato la proposta di inviare comunque a Tibor Navracsics ulteriori quesiti per avere risposte più approfondite su alcuni temi rilevanti del suo portafoglio che saranno valutate all’inizio della prossima riunione della Commissione”.
Nel discorso di apertura, Navrascisc non fa giri di parole e mette subito sul tavolo il tema più spinoso: “Sapete che le relazioni tra Ue e Ungheria hanno attraversato un periodo difficile, abbiamo avuto disaccordi e ci siamo confrontati con toni accesi”, ammette. Ma rivolto agli europdeputati torna subito a rassicurare: “Siamo uniti dagli stessi valori: libertà, democrazia, stato di diritto, rispetto dei diritti umani. Sono valori per cui mi impegno personalmente e professionalmente”.
Ma gli impegni annunciati in apertura non fermano il fuoco di fila delle domande, fortemente critiche da quasi tutti gli schieramenti ad esclusione del solo partito popolare. “Il suo governo ha dimostrato che non condivide i valori liberali della cultura, come può svolgere questo ruolo?” inizia la socialista tedesca, Petra Kammerevert. Continua il giornalista italiano Curzio Maltese (Gue): “Nel suo Paese non sarei in grado di fare il mio mestiere. Il governo di cui faceva parte ha minacciato i giornalisti e intimidito politicamente le Ong che si battevano a favore della libertà”. “Nel 2011 come ministro della giustizia approvò una legge che condannava i suoi oppositori politici. Non le concedo neanche il beneficio del dubbio”, taglia corto il liberale spagnolo, Fernando Maura Barandiaran, mentre il conservatore britannico Daniel Hannan chiede senza mezzi termini: “Pensa davvero di essere il più qualificato per questo ruolo?”. Alla provocazione più spinta arriva il non iscritto tedesco, Martin Sonneborn: “Se diventa commissario europeo il Mein Kampf diventerà libro di testo nelle scuole?”.
Da vero politico di vecchio corso, Navracsics non si scompone, non alza i toni e ribatte colpo su colpo. “Sarò uno dei guardiani del trattato e custode dei principi fondamentali dell’Ue” ripete instancabile, sfidando i presenti a “citare una mia frase o un passo fatto che andasse contro l’Europa” e citando come suoi valori di riferimento l’articolo 2 del trattato Ue sui diritti fondamentali, e l’articolo 17, sull’indipendenza della Commissione europea. “Se ci dovessero essere tendenze anti-europee nel settore dell’istruzione in Ungheria io come commissario europeo mi opporrei ad esse”, assicura. Per quanto riguarda la legge sulla stampa, “appoggio l’idea del pluralismo, della libertà dei media e di espressione”, ripete Navracsics, presentandosi come l’anima moderata del governo Orban, colui che, dopo le critiche piovute dall’Europa per la legge sulla stampa, è stato “mediatore e ha portato avanti i negoziati con la Commissione europea e con il consiglio d’Europa e ha insistito perché la legge fosse emendata e rispondesse ai criteri Ue”.
Anche con le Ong, assicura, “personalmente ho sempre avuto ottimo rapporto e ci ho anche lavorato”, il sistema di finanziamento di cui beneficiavano, spiega, “è stato riformato ma non sospeso e ancora oggi ce ne sono più di 60 mila in Ungheria”. Anche alla provocazione sugli ebrei, Navracsics risponde con grande serietà: “Per fortuna – dice – non sono l’unico politico ungherese che ha rappresentato una politica di tolleranza zero contro l’antisemitismo e ho un ottimo rapporto con la minoranza ebraica. Ho anche riconosciuto che l’Ungheria ha avuto grosse responsabilità nell’olocausto: nonostante sia accaduto sotto la dominazione tedesca la collaborazione ungherese è inaccettabile e insopportabile”, chiude tra gli applausi di tutta l’aula.
Meno spazio rimane per entrare nel merito delle politiche ma Navracsics riesce comunque ad elencare i punti che più gli stanno a cuore. “Se vogliamo ricostruire l’economia e rilanciare l’occupazione dobbiamo cominciare dall’educazione”, chiarisce. Dobbiamo “ammodernare i sistemi di istruzione, garantire un corpo docente motivato e ben formato e scuole e università devono abbracciare le nuove tecnologie”, continua. E ancora il commissario designato promette di impegnarsi perché “le nostre università diventino le migliori al mondo”, di “sostenere la garanzia giovani, migliorare la qualità degli apprendistati e dare a tutti strumenti di apprendimento anche fuori dalle aule” e di “elaborare piattaforme per dare ai giovani, sempre meglio informati e connessi una forte voce politica”. Massimo impegno anche su Erasmus “una delle invenzioni più preziose per l’integrazione europea”, io “voglio collaborare con voi – dice Navracsics ai deputati – per fare sì che abbia i finanziamenti che merita”. Poi un accenno alla difesa della cultura europea negli accordi di libero scambio: “Mi impegno – promette l’ungherese – affinché nessun risultato commerciale minerà il sostegno alla natura unica della nostra cultura”.
Questi i propositi. Ma gli eurodeputati, al di la del merito delle proposte, a prescindere dalla buona performance di Navracsics, hanno deciso di mandare un messaggio chiaro contro le politiche del governo Orban. Già a fine audizione gli animi erano piuttosto accesi con battibecchi tra le diverse deputate del gruppo dei socialisti e democratici, che non arrivavano a trovare una posizione comune sul da farsi.