“Sono francese e orgoglioso di esserlo, e socialdemocratico e orgoglioso di esserlo”, ma se diventerà commissario “non agirò né come francese né come socialdemocratico, ma come europeo”. È l’impegno che ha preso Pierre Moscovici, commissario europeo designato per gli Affari economici, nel corso dell’audizione al Parlamento europeo. “Sarò un commissario riformista”, che lavorerà “con spirito di collegialità e fiducia”, con i due vicepresidenti Valdis Dombrovskis e Jyrki Katainen, due ‘falchi’ del Ppe.
“NESSUNA SUPERVISIONE SU DI ME” – Il Presidente Jean-Claude Juncke ha stabilito che Moscovici lavorerà sotto il “coordinamento” dei due, una decisione che suona più come un ‘commissariamento’ del francese per evitare che si allontani troppo dai dettami dell’austerità. Ma per il socialista questo non è affatto un problema. “Non ci sarà nessun veto, nessuna supervisione, nessun controllo gerarchico o blocco ma lavoreremo in spirito di collegialità”, ha assicurato ai deputati, consapevole che questo assetto istituzionale “ci obbliga a decidere insieme” e quindi “se non tiriamo tutti dalla stessa parte, non andremo da nessuna parte”.
“FARÒ RISPETTARE LE REGOLE” – Moscovici si è trovato sotto il fuoco incrociato di popolari e liberali che non smettevano di rinfacciargli di aver portato la Francia a sforare più di una volta i limiti di bilancio quando era ministro delle Finanze. “Ho sempre agito nelle regole e non ho mai preso una decisione che non sia stata convalidata dalla Commissione europea”, ha rivendicato. “Ho sempre discusso con Rehn”, l’ex vicepresidente e commissario agli Affari monetari, “e anche con Schäuble”, il ministro delle finanze tedesco, perché “credo fortissimamente nella coppia franco-tedesca, che non risolve tutti i problemi, ma consapevole che senza una accordo tra i due Paesi non succede niente in Europa”. E così, da buon ‘amico’ dei tedeschi, ha garantito: “Non ho fatto deroghe come ministro e non le farò come commissari. Ho sempre rispettato le regole e le farò rispettare”.
LA FLESSIBILITÀ – Moscovici ha parlato anche della Flessibilità nelle politiche di bilancio che tanti Paesi, Francia in primis, chiedono sempre più a gran voce. “La flessibilità – ha specificato – non può essere il cambiamento di regole, o l’interpretazione delle regole in modo creativo”, ma allo stesso tempo la riduzione del deficit “non può esserci senza crescita, e non c’è una crescita con debito”.
FISCAL COMPACT E RIFORMA DEL SIX PACK – Oltre al controllo del lavoro degli Stati Moscovici dovrà anche proporre riforme su cui fondare la tanto attesa ripresa dell’economia. Tra queste non ci sarà l’introduzione degli Eurobond che “non sono in agenda” (e non sono nemmeno graditi sempre agli ‘amici’ tedeschi), ma ci sarà la Tobin Tax e le riforme del Six Pack e del TwoPack. “La tassa sulle transazioni finanziarie, di cui mi sono occupato come ministro, sarà un importante per finanziare la lotta contro la povertà e il cambiamento climatico”, dichiara ricordando che “è stata lanciata attraverso la cooperazione rafforzata”, ovvero come accordo tra alcuni Stati e non per tutta la Ue. Un suo eventuale successo “servirà magari a convincere altri”.
“TASSARE IL PROFITTO” – “Dove matura il profitto è lì che si tassa ma la materia fiscale è argomento sul quale siamo troppo paralizzati dall’unanimità”, per questo anche lì la cooperazione rafforzata sarà la strada da seguire: “La giustizia fiscale è una cosa che ci deve caratterizzare”. Il problema che il socialista dice di voler affrontare è quello dell’impasse in cui spesso finiscono dei provvedimenti a causa dei diversi veti mentre per l’Europa “non c’è tempo da perdere” se si vuole uscire dalla crisi.
LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE – Moscovici ha parlato anche di in un altro sua cavallo di battaglia, la lotta all’evasione fiscale. “Combatteremo contro frodi fiscali e trust”, spingendo per quello che “è stato deciso dal G20, ovvero arrivare al 2016 con la possibilità di avere uno scambio di informazioni a livello mondiale”. Una decisione alla quale, si dice convinto, “si adeguerà anche la Svizzera”.