Il consiglio direttivo della Bce, riunito oggi a Napoli, ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse, che rimangono ai minimi storici: 0,05% il tasso per i prestiti, 0,3% per le operazioni di rifinanziamento e -0,2% sui depositi. La decisione è in linea con le attese. Lo stesso governatore Mario Draghi aveva annunciato che gli spazi di manovra sui tassi sono ridotti praticamente a zero. L’Eurotower punta ormai sulle “misure non convenzionali”, su cui si è concentrata la riunione odierna del board per definirne i dettagli.
Le operazioni avranno un orizzonte di due anni. La Bce è pronta all’acquisto di Abs (obbligazioni legate a operazioni di cartolarizzazione) e obbligazioni garantite. I programmi partiranno dalla metà di ottobre. Si tratta di misure che, affiancate alle Tltro (operazioni di rifinanziamento a lungo termine), potenzialmente possono arrivare a “mille miliardi di euro”, ha spiegato Draghi in conferenza stampa a margine della riunione. Una ingente immissione di liquidità orientata a “sostenere l’economia reale”, un obiettivo che “le politiche della Bce stanno perseguendo dagli ultimi 5 anni”. E, come ormai si ripete in ogni comunicato del board, la Banca centrale europea e pronta a “ulteriori misure ove si rendessero necessarie”.
Riguardo ai tassi di interesse, sono stati ormai “portati al minimo – ha sottolineato Draghi – ora le banche devono trasferire queste condizioni favorevoli alle famiglie e alle imprese”. Però. Ha precisato, “perché famiglie e imprese chiedano prestiti alle banche è necessaria la fiducia nel futuro”. Per il numero uno dell’istituto di Francoforte, “l’incertezza è sparita dall’economia finanziaria, ma non da quella reale”. Quindi ha rilanciato la sua spinta per le riforme strutturali, che “possono far tornare la fiducia” e sono “necessarie” perché “è strutturale anche la crisi che attraversiamo”. I settori su cui bisogna intervenire, “non solo in Italia ma anche negli altri paesi europei”, per il governatore riguardano “il consolidamento dei debiti pubblici, il lavoro e la riduzione della pressione fiscale”.
Un tema, quello delle riforme, sul quale per l’Italia si è fatto garante Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica, incontrando il consiglio direttivo della Bce nella serata di ieri, aveva assicurato che “l’Italia intende portare avanti con determinazione e accelerare un chiaro impegno di superamento di sue debolezze strutturali”. Però, aveva aggiunto, “agisce per spostare l’accento delle politiche europee verso programmi coordinati di investimento per l’innovazione e la creazione di lavoro”. Per il Capo dello stato, “la sfida numero uno è aprire un nuovo sentiero di forte e sostenibile crescita in Europa”. La “principale preoccupazione” espressa da Napolitano riguarda “l’altissimo tasso di disoccupazione raggiunto nell’area euro”.
La stessa preoccupazione, o meglio disperazione, che ha portato migliaia di manifestanti in piazza a Napoli, per esprimere dissenso nei confronti delle istituzioni economiche e moneterie dell’Unione. In una città blindata per la presenza del capo dello Stato e dei vertici di Francoforte, il corteo di ‘Block Bce’ – questo il nome della manifestazione – è arrivato anche allo scontro con le forze dell’ordine, che hanno fatto ricorso agli idranti per disperdere la folla.