Avidio sembrava radiante : l’articolo di settimana scorsa di “Europa : posa’t guapa” gli aveva ridato fiducia. Tutti quei giovani scozzesi che erano andati a votare, la consapevolezza di aver gridato forte abbastanza da essere stati sentiti a Westminster e la speranza del cambiamento. Aprì la pagina online di eunews e lesse dei risultati positivi dell’Erasmus Voting Assessment che confermerebbero l’equazione Erasmus = avvicinamento all’UE, al multiculturalismo ed alla diretta partecipazione politica. Entusiasta, pensò al proprio periodo passato in Francia, due anni fa, e quasi gli spuntò una lacrimuccia. Annebbiata l’immagine di Montmartre, rivide il volto, sicuro di sè, di Schulz mentre commemorava Gabriel Garcìa Màrquez al Parlamento Europeo e diceva che l’Europa ha bisogno di gente che compri libri, maestri di dignità; che l’Europa ha bisogno di più idealisti.
“Oh, che brillante inizio di giornata!” – Poi gli occhi di Avidio incrociano il calendario ed il suo sguardo si fa cupo. Ad un tratto si sente come ritornare nell’incubo della notte precedente, il fiato corto, il cuore a mille, la voce claudicante : oggi cominciano le audizioni dei Commissari Europei in fieri davanti alle rispettive Commissioni del Parlamento Europeo.
”Per qualche ignota legge fatalista dell’universo si tende sempre ad essere più pessimisti nel pensare all’esito delle cose che ci riguardano. Si è pieni di fiducia che gli Scozzesi abbiano davvero vinto in toto, si guarda alla Catalunya come culla della democrazìa diretta quando chiede al governo centrale di Madrid il diritto di tenere il referendum per la propria indipendenza. Poi, se i leghisti vaneggiano sulla “Padania Libera” ecco che la fiducia scompare e tutto sembra in salita”. Così cominciò a monologare Avidio, più per il senso di ansia che il rivedere il calendario gli aveva messo addosso che per aver seguito un preciso filo logico nel suo flusso di coscienza.
Eppure, come in ogni delirio, un barlume di verità forse c’è nelle impressioni avidiane. Tutto sembra più semplice da lontano, nessuna complicazione, niente cavilli e soprattutto zero scuse per agire. Il verdetto sembra univoco : fossi stato Scozzese, avrei votato! Perchè? Perchè è l’unico modo, perchè la democrazia diretta è pura adrenalina, perchè ho da guadagnarci. Poi arrivano le elezioni Europee e la maggioranza decide di restare a casa piuttosto che recarsi alle urne. Ed ecco pronte le scusanti, gli asterischi alla regola che fino a due righe sopra sembrava funzionare : “deficit democratico”, “non si può davvero cambiare nulla nell’UE”, “non si ha più fiducia nelle istituzioni” e frasi tipo per declinare ogni responsabilità storica.
Avete perso, e parlo soprattutto dei giovani (qui mi scuso perchè forse generalizzo troppo quando pretendo che Avidio rappresenti l’idealtipo del pensiero giovane), la fiducia nel cambiamento che può nascere dalla realtà a voi più immediata, dalle vostre azioni a mò di “effetto farfalla”. Siete rivoluzionari dislessici, armati di cinismo. Manifestate per la libertà, ma con gli occhi incollati allo schermo dei vostri smartphone a seguire le notizie più importanti, “perchè solo ai livelli più alti l’informazione ed il cambiamento sono ufficiali”.
Avidio rivendica la parola al narratore onnisciente per chiedere scusa al pubblico. “Mi dispiace se ho perso il sorriso ricordando che oggi avrei letto delle prime audizioni al Parlamento, prometto di continuare a seguire le vicende con interesse”. Pensa che, in fondo, è un ragazzo in gamba anche se ha paura ad uscire in strada “perchè c’è l’ISIS che sta mandando i suoi qui in Belgio” e non è così contento della nuova Commissione. Si scusa ancora, ma deve andare ora, “che c’è il notiziario della BBC”.
Esce di scena, il pubblico – i volti leggermente illuminati dai LED dei propri telefonini – accenna un applauso distratto. “Avanti il prossimo Commissario!”