Finisce nel mirino della Commissione europea il sistema britannico di etichettatura a “semaforo” sugli alimenti, che prevede un bollino verde, giallo o rosso sugli imballaggi per suggerire al consumatore se un cibo è buono o meno per la sua salute. L’esecutivo comunitario ha inviato a Londra una lettera di messa in mora, primo passo dell’apertura di una procedura di infrazione, per verificare se la misura possa costituire un ostacolo alla libera circolazione delle merci.
“La Commissione condivide pienamente l’obiettivo della salute pubblica e la lotta all’obesità” del governo britannico, ha spiegato Miguel Sagredo, portavoce del commissario all’industria, “ma come guardiano dei trattati sta cercando i mezzi più appropriati e meno restrittivi per il commercio per raggiungere questo obiettivo”. A spingere Bruxelles a mettere sotto la lente il sistema di etichettatura britannico le “lamentele di aziende alimentari, di vendita al dettaglio e di associazioni di categoria secondo cui l’uso di tale etichettatura inciderebbe negativamente sulla commercializzazione di diversi prodotti”. La preoccupazione è dunque che “il carattere semplicistico del sistema a semaforo possa creare qualche equivoco sulla qualità di alcuni prodotti” e quindi “renderne più difficile il commercio”.
In prima fila nella lotta contro il semaforo c’è sempre stata l’Italia, critica contro una classificazione che penalizza cibi ricchi di grassi come il Parmigiano Reggiano, l’olio di oliva o una semplice sogliola (ricca di grassi omega 3, ottimi per la salute) mentre promuove ad esempio le bevande gasate. “L’avvio della procedura di infrazione da parte dell’Ue salva le esportazioni Made in Italy, dai formaggi come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano all’olio d’oliva, fino ai salumi più tipici come il prosciutto di Parma o il San Daniele”, canta quindi ora vittoria Coldiretti. Una decisione da accogliere positivamente, perché contesta un sistema “paradossale”, si accoda Copagri. Soddisfatto anche il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina: “La decisione della Commissione Ue – commenta – conferma l’opportunità dell’iniziativa che abbiamo assunto da tempo su questo strumento e le preoccupazioni espresse dalla maggioranza dei Paesi membri nell’ambito del Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Ue”.
La Gran Bretagna ora ha due mesi di tempo per rispondere ai rilievi della Commissione Ue