“Se oggi, in tutte le istituzioni europee, si discute di crescita e interpretazione flessibile del Patto di stabilità è merito del governo italiano, il quale ha posto, e imposto sulla scena europea” questi temi. Lo dice Sandro Gozi in audizione davanti alla commissione Politiche Ue della Camera. Il sottosegretario ha rivendicato la scelta dell’esecutivo di dare “deliberatamente” un’impronta “molto politica al semestre di presidenza europeo”.
Oltre alla questione della flessibilità, Gozi ritiene molto importante aver posto “il tema della modifica dei trattati e delle istituzioni europee”. Su questo riconosce le “difficoltà che abbiamo incontrato”, perché solo “l’Italia e il Belgio sono i paesi che ritengono fondamentale” rivedere le regole di funzionamento dell’Unione e delle sue istituzioni.
Davanti ai deputati della XIV commissione, Gozi ha illustrato lo stato dell’arte in tema di procedure di infrazione nei confronti dell’Italia. “Siamo calati da 120 a 99 procedure aperte”, ha spiegato. Poi fa una distinzione tra le infrazioni. Ci sono quelle a cui bisogna porre rimedio “doverosamente, per una questione di credibilità, legalità e coerenza”, dice, mentre ce ne sono altre che “l’Italia porta avanti fino alla Corte di giustizia europea, perché riteniamo di avere ragione”.
Sono le procedure aperte per il mancato recepimento delle direttive europee a non andare proprio giù al sottosegretario. “Non ha senso” esporsi a questo tipo di provvedimenti da parte della Commissione, secondo Gozi, perché “spesso basterebbe un decreto ministeriale” per evitarle. Dunque, c’è bisogno di lavorare per “diffondere in Italia una cultura amministrativa europea”, sostiene il sottosegretario, aggiungendo che un passo avanti in questo senso è l’istituzione dei “nuclei di valutazione degli atti comunitari”. Sono “cellule di cui si è dotato ogni ministero”, spiega, e che servono a rendere più agevole il recepimento della normativa europea.
Rispondendo alla deputata Adriana Galgano, Gozi ha poi criticato la Commissione Barroso. L’onorevole chiedeva se, per ridurre le procedure di infrazione a monte, non fosse auspicabile che l’Ue adottasse meno direttive e più regolamenti, i quali entrano in vigore senza dover essere recepiti con leggi dagli Stati membri. Gozi ha colto l’occasione per dire che, da questo punto di vista, “la Commissione uscente ha avuto poco coraggio”. L’esecutivo Barroso, per il sottosegretario, si è orientato “troppo spesso verso scelte normative non vincolanti o direttive molto ampie”. Tuttavia, “rispetto ai regolamenti, le direttive consentono di recepire le norme comunitarie adattandole meglio alla realtà di ciascuno Stato membro”, ha sottolineato il sottosegretario.
La soluzione per evitare le infrazioni, per Gozi, deve essere quindi un’altra. “Dobbiamo essere dei negoziatori molto esigenti” nella fase di formazione degli atti comunitari, ha spiegato, aggiungendo che solo così è possibile “incidere a monte, e in maniera efficace”, sui provvedimenti dell’Ue. Ma poi, ha ammonito, “dobbiamo essere anche degli attuatori efficienti”, evitando i ritardi e le lungaggini.