Perché l’Europa esca dalla crisi, “Italia e Francia devono intensificare le riforme economiche”, mentre “la Germania deve contribuire ad alimentare la domanda interna e quella per gli investimenti”. Sono le parole di Olli Rehn, vice presidente del Parlamento europeo ed ex commissario agli Affari economici che ha illustrato la sua ricetta intervenendo alla Conferenza interparlamentare sul Fiscal compact tenutasi lunedì 28 e martedì 30 settembre a Montecitorio. Rehn ha sottolineato la necessità di “aumentare il credito” per rilanciare l’economia. Su questo fronte, Ignazio Visco ha dal canto suo elogiato “le misure eccezionali prese dalla Bce”. Queste, secondo il governatore della Banca d’Italia, “hanno evitato il collasso del sistema del credito e disperso i timori di dissoluzione dell’Unione monetaria”.
Tltro – Il governatore della Banca d’Italia ha risposto a chi “ dice che il primo Tltro non è stato un successo”. In effetti, la richiesta delle banche per accedere al rifinanziamento di lungo termine a tassi agevolati fatta dalla Bce è stata al di sotto delle aspettative (255 banche hanno preso in prestito 82,6 miliardi al tasso del 15%), ma per Visco “bisogna guardare con attenzione alla domanda”. Sulla futura efficacia del Tltro “io sono molto fiducioso”, ha aggiunto. Non è dello stesso avviso Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei (Banca europea per gli investimenti), secondo il quale le misure messe in campo dalla Bce non bastano. Per il vicepresidente della Bei occorrono “meccanismi per ampliare le fonti di finanziamento delle imprese europee, ripristinare la capacità di credito delle banche, riaffermare gli investimenti pubblici”.
Unione bancaria – Il tema odierno della Conferenza era l’Unione bancaria. Il governatore l’ha definita “una tappa fondamentale nel percorso di completamento dell’Unione europea”. Secondo il numero uno di Bankitalia, “l’azione di politica monetaria e l’Unione bancaria hanno contribuito al ripristino della stabilità nell’area euro”. Ma l’Unione bancaria – è il parere di Visco – necessità ancora di miglioramenti. Infatti, ha precisato il governatore, “la decisione di armonizzare gli schemi di assicurazione dei depositi rappresenta un passo nella giusta direzione”. Tuttavia, ha aggiunto, solo uno “schema unico di assicurazione dei depositi” sarà in grado di “assicurare un trattamento davvero uguale dei depositanti, indipendentemente dalla loro residenza e dalla residenza delle banche” alle quali affidano i loro risparmi.
Credito all’economia – Visco ha poi affrontato il punto dolente dell’afflusso di denaro verso le imprese e le famiglie. Lo stesso governatore ha riconosciuto che “il credito all’economia continua a contrarsi in vari paesi Ue, tra cui l’Italia”. Tuttavia, ha aggiunto, “l’esercizio di valutazione delle banche e la via della vigilanza unica europea” avranno un “effetto positivo sul finanziamento bancario dell’economia”. Un aspetto, quest’ultimo, su cui si è soffermato anche Dario Scannapieco. Il vicepresidente della Bei ha chiesto “un’azione politica per stimolare il credito, che significa stimolare la crescita economica”. L’intervento, per Scannapieco, deve essere orientato a “sostenere la capacità di assunzione del rischio da parte del sistema bancario”.
Imprese e capitali – L’afflusso di liquidità al sistema produttivo non può tuttavia dipendere solo dalle istituzioni creditizie. Per questo, secondo il governatore di Bankitalia, “è importante che il finanziamento alle imprese provenga in misura crescente dai mercati dei capitali”. Il rimedio, però, non può funzionare per le aziende di piccole e medie dimensioni, le quali non possono contare sugli investitori privati. Per le Pmi, è stato il numero due della Bei a proporre possibili soluzioni: da un lato il potenziamento di “strumenti come i minibond”; dall’altro il ricorso alle garanzie del credito, con l’avvertenza che il rischio “sia condiviso tra creditore, debitore e garante”.
Italia – Riguardo all’Italia, il numero uno di Palazzo Koch ha sottolineato la necessità di modificare “in tempi brevi” il Testo unico bancario e il Testo unico della finanza. Con questo intervento il Paese si adeguerebbe alla direttiva europea che recepisce l’accordo di Basilea 3. Per Visco, modificare la normativa nazionale è necessario per avere “la piena disponibilità degli strumenti di intervento e controllo previsti dal nuovo quadro europeo”, e per garantire “condizioni di parità concorrenziale” agli istituti di credito.