Secondo Rosfnet, la principale impresa petrolifera russa, nel mar Artico è stata scoperta una delle più grandi riserve petrolifere del mondo, comparabile alle riserve dell’Arabia Saudita. La cosa buffa è che a fare la scoperta è stata sì la Rosfnet, ma in collaborazione con ExxonMobil e altre imprese straniere che hanno lavorato fianco a fianco per tutta l’estate mentre infuriava la guerra (per ora placatasi) nel Donbas, nell’est dell’Ucraina, e nonostante le sanzioni anti-russe da parte del Dipartimento del Tesoro statunitense.
In un salace comunicato stampa lo scorso weekend Igor Sechin, l’amministratore delegato della Rosfnet, ha detto che la riserva, che sarà chiamata “Pobeda” (cioè “vittoria” in russo), “è stata raggiunta grazie al lavoro comune con i nostri amici e partner ExxonMobil, North Atlantic Drilling, Schlumberger, Halliburton, Weatherford, Baker, Trendsetter e FMC”.
Ora le imprese americane che hanno contribuito alla “vittoria” si trovano in una posizione scomoda. A meno che non ci sia un cambiamento nella politica sanzionatoria statunitense, che proibisce la cooperazione con le imprese russe, esse non potranno godere dei frutti della vittoria.
Anche noi italiani abbiamo le nostre riserve. Non si tratta di petrolio ma di due cose ancora più importanti, la Cultura e la Bellezza. Basterebbe fare un salto a Matera in Basilicata per capire come in questo campo siamo ormai una best practice a livello mondiale. Siamo il paese che ha conservato i segni più prodigiosi della civiltà pre-cristiana, cristiana e umanistica (e ora potremmo dire, dopo il miracoloso recupero dei Sassi, anche dopo-moderna).
Ora che siamo più di sette miliardi di esseri umani al mondo (come è noto, un secolo fa eravamo poco più di un miliardo) dobbiamo fare un buon uso di queste risorse ed evitare che esse diventino una sorta di Disneyland per i miliardari di tutto il mondo, come è avvenuto a Venezia lo scorso weekend con il pacchiano matrimonio di George Clooney, celebrato in inglese dall’ex sindaco di Roma Walter Veltroni. Non è stato un bello spettacolo, in un paese che ha una disoccupazione superiore al 13%, vedere gli amici di George, un grande paladino dei diritti umani, scorrazzare superprotetti (e a debita distanza dal popolo dei normali turisti che affollano Venezia) tra l’Hotel Cipriani e altre prestigiose venues veneziane con a capo il motoscafo Amore del nostro carissimo e della moglie Amal Alamuddin, con al dito l’anello di fidanzamento, un diamante da sette carati costato 570,000 euro.
Per poter fare un uso intelligente e accorto del nostro “petrolio” è necessario un rilancio a livello mondiale della nostra cultura letteraria, musicale e artistica, a partire dai grandi della letteratura del passato (lo Zibaldone leopardiano è stato tradotto in inglese solo di recente, nonostante i canti di Leopardi fossero già stati tradotti nell’Ottocento da William Ewart Gladstone, nato a Liverpool e più volte primo ministro). Ad esempio, andando oltre Gomorra, potrebbe essere il momento giusto per recuperare in letteratura lo spirito della Napoli anni cinquanta di Renato Carosone o il buonumore anni novanta di Renzo Arbore. Ci sono grandi opportunità per valorizzare al meglio il nostro patrimonio, a partire forse dalla nostra grande musica pop degli anni sessanta, settanta e ottanta: in primis Adamo, amatissimo in Russia, Giappone e Sudamerica (Cile in particolare), passando poi per Luigi Tenco, Fabrizio De André, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Franco Battiato, Antonello Venditti e decine di altri grandi. Oggi, in fondo, basta solo un clic per acquistare le loro canzoni, dovunque ci si trovi nel mondo.