La storia lo ha insegnato: “Le fortezze costruite per proteggersi, alla fine sono diventate fortezze che rendono schiavi e portano all’isolazionismo”. Dimitris Avramopoulos, designato come commissario all’Immigrazione, vuole essere chiaro fin dall’inizio: “Non è questa la nostra direzione, la nostra risposta è diversa dalla fortezza Europa”. Parlando davanti alla commissione Libertà civili del Parlamento europeo che lo ascolta in audizione, il greco ammette che quello in cui gli si chiede di agire è un momento tutt’altro che semplice: “L’ambiente geopolitico è in esplosione: una minaccia terroristica che vuole fare danno alle nostre società, un’economia che fa fatica a riprendersi, zone che sfuggono verso l’estremismo, forme di criminalità sofisticata che non conoscono frontiere e un disastro umanitario sulle nostre frontiere”, elenca.
Di fronte a sfide come queste, però, l’Europa deve resistere alla tentazione di chiudersi in sé stessa perché “può prosperare solo se agevola la mobilità delle conoscenze, dei beni e delle persone”, pur senza trascurare la “sicurezza, un altro pilastro europeo”, si propone Avramopoulos. Forte impegno dunque sull’immigrazione legale: occorre “mettere in pratica una politica che attiri i talenti e la manodopera di cui abbiamo bisogno”, “sostenere una facile e agevole integrazione dei migranti” e così “massimizzare i benefici dell’immigrazione legale” perché “l’Europa fa parte di un mondo globalizzato e connesso in cui la mobilità deve aumentare”.
Se confermato commissario, Avramopulos si propone anche di rivedere il regolamento di Dublino, lo strumento volto ad individuare quale Stato membro sia competente per l’esame di una domanda di asilo. “In certi aspetti va sicuramente rivisto”, risponde il greco alle domande degli eurodeputati, ma “per il momento – spiega – non intendo prendere un’iniziativa del genere, prima sarà necessario uno studio per capire dove Dublino va migliorato”. Il punto fermo è l’intenzione ad aumentare la solidarietà tra Paesi: “Dobbiamo migliorare la nostra capacità di gestire la crisi dell’asilo sostenendo gli Stati che devono sostenere pressioni più elevate” e questo “si può fare solo se gli Stati hanno più fiducia reciproca e si assumono le proprie responsabilità”.
Poi c’è da rafforzare Frontex: così com’è, ammette Avramopoulos “non è sufficiente, né a livello di mezzi finanziari, né di capacità operativa”. A livello di fondi, “se le mie fonti sono esatte si parla di 90 milioni di euro a cui ne dovrebbero essere aggiunti 20. Noi – promette il commissario designato – chiederemo maggiori risorse e che i Paesi sottoposti a maggiore pressione abbiano più solidarietà”. La missione di salvataggio e ricerca, spiega, “è una competenza che sarà lasciata agli Stati membri” ma in futuro Frontex deve diventare “uno strumento non solo per tutelare le frontiere ma anche per salvare le vite”.
Né Frontex né il nuovo programma Triton, che agirà proprio nella zona delle coste italiane, potranno comunque sostituire Mare Nostrum, lascia già intendere il commissario designato. “Triton può coprire alcune aree in cui oggi è attivo Mare Nostrum, leggo sui giornali che l’Italia ha intenzione di sospendere il programma ma non so quale sia la decisione finale”, si limita a dire per il momento. Rispondendo alle affermazioni del leghista, Lorenzo Fontana, Avramopoulos comunque difende Mare Nostrum dall’accusa di essere “inefficace” e di “rendere più interessante per i trafficanti passare da sud” e si impegna: “L’Italia si trova proprio al centro dell’arco dove si svolge la principale attività di tratta dei migranti e deve essere aiutata”.
Nel corso dell’audizione non mancano i tentativi di mettere in difficoltà il commissario anche sul piano della storia personale. La grillina Laura Ferrara e l’esponente della Gue, Barbara Spinelli chiedono conto ad Avramopulos del suo sostegno al governo Papandreou per l’iniziativa di fare costruire una barriera di filo spinato sul confine tra Grecia e Turchia. “L’obiettivo – si è giustificato il commissario designato – non era frenare l’ondata di immigrazione ma creare corridoi per chiarire le condizioni di accesso in Grecia. Se l’esperimento sia riuscito o meno è un altro discorso”. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, invece, chiede conto di una foto che gira su internet e che ritrae l’ipotetico futuro commissario mentre imbraccia un fucile e lo punta, secondo le didascalie, verso il confine turco. “La foto – spiega in questo caso Avramopoulos – è stata scattata in un centro di addestramento a Tripoli, dove vado a verificare le condizioni in cui si addestrano i soldati greci. È una fotografia umoristica, non avrei mai fatto manifestazioni del genere vicino ai confini con la Turchia, sono stato un fautore del riavvicinamento e credo nella cooperazione tra i popoli”.