Sembra avviarsi ad una soluzione, almeno temporanea, la guerra del gas che da mesi oppone Russia e Ucraina, dopo che Mosca ha interrotto le forniture verso Kiev a causa degli arretrati non pagati. Nel corso dell’incontro trilaterale di oggi a Berlino, il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak, ha infatti aperto alla proposta di mediazione avanzata dal commissario Ue all’Energia, Guenther Oettinger. Il piano prevede che Gazprom, il colosso energetico russo, fornisca all’Ucraina almeno 5 miliardi di metri cubi di gas nei prossimi sei mesi a un prezzo di 385 dollari per mille metri cubi.
Il prezzo fissato per le consegne di Gazprom, che dovrebbero rimpinguare le ormai scarsissime scorte ucraine, è inferiore ai 485 dollari che il colosso russo voleva imporre prima della rottura del negoziato, ma ben superiore ai 268 dollari concordati con la precedente amministrazione ucraina ai tempi dell’ex presidente filorusso, Viktor Yanukovitch. I 3,1 miliardi di dollari che l’Ucraina ha promesso di pagare corrispondono invece a quello che Kiev considera il suo debito, mentre Gazprom reclama 5,3 miliardi.
Stando all’accordo, Gazprom dovrebbe avviare le consegne a fine ottobre dietro pagamento anticipato e dopo il rimborso di una prima tranche di due miliardi di dollari da parte di Kiev, ha fatto sapere il commissario Oettinger. “Oggi – ha spiegato – abbiamo negoziato un piano per l’inverno in vari punti”, soluzione che dovrebbe permettere a Kiev e a tutti i Paesi europei che dipendono dal transito attraverso l’Ucraina (Europa inclusa) di non ritrovarsi a corto di metano almeno nei mesi invernali. Non si tratta però di un accordo definitivo: “Abbiamo preparato un piano per l’inverno che può rappresentare una base per risolvere i problemi”, ha aggiunto Novak, mentre Prodan ha sottolineato l’impossibilità di giungere ad una “soluzione completa”.
Il compromesso dovrebbe ridare un po’ di respiro all’Ucraina, provata anche dalla decisione del primo ministro ungherese, Viktor Orban di interrompereil flusso inverso con cui riportava a Kiev parte del gas in arrivo dalla Russia, decisione presa per non rischiare di perdere gli approvvigionamenti da Mosca. La scelta è stata fortemente criticata da Bruxelles che ha ribadito di aspettarsi che “tutti gli stati membri facilitino il ‘reverse flow’, come concordato nel Consiglio europeo nell’interesse di una sicurezza energetica condivisa”.