Ieri, davanti all’Assemblea delle Nazioni unite, Matteo Renzi si è presentato nella duplice veste di premier italiano e presidente di turno dell’Ue. E nel suo discorso ha scelto di portare al Palazzo di Vetro gli stessi temi di cui chiede si occupi Bruxelles. A cominciare dal “Mediterraneo, che dovrebbe essere il cuore dell’Europa”, e che invece “troppo spesso si trasforma in un cimitero”. Il presidente del Consiglio ha rivendicato, per l’Italia, il merito di aver “salvato 80 mila persone” grazie all’operazione Mare Nostrum. Ma come chiede all’Ue un impegno comune nel Mediterraneo, anche all’Onu ha chiesto un “intervento strategico della comunità internazionale”.
La “priorità in quell’area è la Libia”, ha sottolineato il premier. E’ convinto che rappresenti “un focolaio” da non sottovalutare, perché “potrebbe essere il punto di non ritorno per l’instabilità dell’intera regione”. Le conseguenze di una frammentazione della Libia, ha avvertito, avrebbero i loro effetti negativi in tutto il Nord Africa e “sarebbero esiziali per la pace e la stabilità dell’intera regione”.
Secondo il premier, “la Libia deve essere una priorità per tutti” anche in funzione della lotta al fondamentalismo e alla “minaccia terroristica rappresentata non soltanto in Medio Oriente”. Il Riferimento è all’Isis. Renzi usa la parola “genocidio” per descrivere ciò che sta avvenendo nelle zone controllate dal Califfato, contro cui è necessario un “intervento della comunità internazionale” a cui “l’Italia darà il suo sostegno”.
Poi, il presidente del Consiglio ha parlato dell’altra minaccia “che rischia di mettere in discussione la più grande conquista del processo di integrazione europea”. Il periodo di pace più lungo nella storia del Vecchio Continente, secondo Renzi, è minato dal ritorno di “uno scenario da guerra fredda” che “pensavamo ormai di esserci messi alle spalle”. La soluzione proposta dal presidente di turno dell’Ue prevede di “conciliare due principi”: il diritto del popolo ucraino “all’integrità del proprio territorio”, e il “superamento delle tensioni con la Federazione russa”. Su questa strada, “l’accordo di Minsk costituisce una grande occasione”.
Renzi ha poi parlato delle “grandi sfide” che attendono la comunità internazionale nel 2015. In primo luogo “la sfida della governance globale della rete”. Poi ha chiesto un “investimento sull’uguaglianza di genere”, rivendicando di aver creato un governo che “per la prima volta nella storia italiana è composto per metà da donne”. Allo stesso modo ritiene necessario un impegno per “la lotta contro le discriminazioni religiose”. Ha rivolto un invito a dare un nuovo slancio all’abolizione della pena di morte, augurandosi che “cresca il fronte dei paesi che scelgono di sostenere” la nuova moratoria internazionale.
Infine, sul delicato tema della riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu, Renzi si è detto convinto “che vada reso più efficace e maggiormente rappresentativo”, ma ha dichiarato la sua contrarietà alla creazione di nuovi seggi permanenti, perché “comprometterebbe il raggiungimento dell’obiettivo”. Si tratta di una posizione che non è certo gradita alla Germania, principale candidato a entrare come membro permanente nel Consiglio di sicurezza.