Ancora due procedure di infrazione per l’Italia. Anche questo mese, nel pacchetto di misure con cui la Commissione europea bacchetta gli Stati membri che non hanno rispettato gli obblighi derivanti dal diritto comunitario, ci sono richiami per Roma. Procedure che vanno ad aggiungersi ai 101 casi per cui il nostro Paese, che in questo campo detiene un record indiscusso, è già sotto la lente dell’esecutivo comunitario.
Il primo procedimento riguarda la normativa sulle imposte di successione che, secondo l’esecutivo di Bruxelles, risulta discriminatoria in caso di lasciti a organizzazioni senza scopo di lucro in un altro Stato dell’Ue. Per la legge italiana i lasciti a organizzazioni senza scopo di lucro che perseguono obiettivi sociali o di interesse pubblico sono esenti da imposte. Non così per i lasciti a organismi simili, ma situati in un altro Paese Ue: questi sono esenti da imposte solo in caso di reciprocità (cioè se il Paese in questione concede un’esenzione alle organizzazioni senza scopo di lucro italiane). In mancanza di questa condizione il lascito è tassato all’8% del suo valore. Inoltre la legislazione italiana esclude dalla massa ereditaria le obbligazioni e i titoli di Stato italiani, mentre quelli emessi da altri Stati dell’Ue non possono essere esclusi. Queste disposizioni sono discriminatorie e limitano la libera circolazione dei capitali, secondo l’esecutivo comunitario che ha chiesto all’Italia, con due pareri motivati, di modificare la normativa. Se entro due mesi l’Italia non adotterà i provvedimenti necessari per mettersi in regola, la Commissione potrà portare il caso davanti alla Corte di giustizia Ue.
La Commissione richiama poi l’Italia anche sull’attuazione del regolamento sui diritti dei passeggeri che usufruiscono di servizi crocieristici, marittimi e su vie navigabili interne da e verso porti italiani. L’Italia, fa notare Bruxelles, non ha ancora istituito un’autorità nazionale preposta alla gestione dei reclami dei passeggeri e all’applicazione del regolamento. Non sono state adottate nemmeno norme relative alle sanzioni da applicare in caso di violazione del regolamento. Tutti obblighi che l’Italia doveva fare rispettare dal dicembre 2012, data da cui si deve applicare il regolamento. Anche in questo caso, l’Italia ha due mesi di tempo per notificare alla Commissione le misure adottate per rimediare alle proprie carenze, o l’esecutivo Ue potrà decidere di rivolgersi alla Corte di giustizia dell’Unione europea.