È un numero “enorme”, prima d’ora “non era mai stato così grande”. Diventa sempre più preoccupante il fenomeno dei “foreign fighters”, i cittadini europei che lasciano l’Europa per unirsi ai gruppi radicali islamici in Iraq o Siria. A lanciare l’allarme, davanti alla sottocommissione Sicurezza e difesa del Parlamento europeo, è il coordinatore anti-terrorismo dell’Ue, Gilles De Kerchove. Difficile avere i numeri precisi ma “la mia stima, ancora conservatrice – fa i conti De Kerchove – mi porta a dire che già più di 3 mila europei siano partiti”. Non erano mai stati così tanti in passato e la tendenza è “sempre crescente”.
I “foreign fighters”, spiega De Kerchove, arrivano soprattutto da 9-10 Paesi europei, in numero maggiore da Belgio e Francia. Tra loro cresce “il rischio del ritorno” in Europa, visto che “molti restano delusi dalla guerra in Medio Oriente”. Una tendenza “preoccupante”, visto che quelli che si recano in Siria o Iraq “ricevono formazione militare, indottrinamento, sviluppano una rete di contatti in tutto il mondo con compagni d’armi e sviluppano un livello di violenza molto più elevato”. Per questo costituiscono una “minaccia enorme” non soltanto per il Medio Oriente, visto che “rafforzano l’Isis”, ma “anche per il resto del mondo”. Tra i combattenti europei che partono per l’Iraq e la Siria aumenta il numero delle donne. Ad esempio tra quelli in partenza dal Belgio, la componente femminile arriva al 18%.
Altro aspetto allarmante, secondo De Kerchove, è la “concorrenza tra Isis e al-Qaeda”: “È possibile – spiega l’esperto – che al-Qaeda possa organizzare un attentato per fare vedere che l’organizzazione vive ancora” e potrebbe farlo proprio “utilizzando quelli con passaporto europeo per poter entrare senza problemi”.