L’ultima trance di prestiti della Bce alle banche europee sarà usata “per sostenere l’economia reale”. Lo ha assicurato, Mario Draghi, nella consueta audizione alla Commissione Affari Economici del Parlamento Europeo, in cui il governatore ha avvertito i deputati che “la ripresa economica nella zona euro sta perdendo slancio”. E le cause sono molteplici, tra queste “un tasso di disoccupazione inaccettabilmente alto e la debole crescita del credito”, ma anche “le tensioni geopolitiche”, che potrebbero “smorzare fiducia delle imprese e dei consumatori”. Per quanto riguarda le riforme strutturali, queste sono “insufficienti”, e pertanto potrebbero “pesare sul contesto economico”. Per far fronte a questa situazione le banche, ha affermato il governatore, “potranno ottenere prestiti con tassi particolarmente agevolati per poi prestare il denaro all’economia reale sulla base di determinati benchmarks”, su cui poi “ci sarà una verifica” e se le banche non avranno rispettato i patti “dovranno restituire i soldi”.
Giovedì scorso 255 banche hanno partecipato alla prima tranche degli Tltro (Targeted long term refinancing operation), il nuovo maxi-prestito a quattro anni concesso allo 0,15%, per un importo totale di 82,6 miliardi di euro e nuove operazioni sono previste a dicembre. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Marco Valli, ha chiesto a Draghi se fosse preoccupato che all’indomani della prima asta Tltro, 33 banche abbiano rimborsato alla Banca Centrale un totale di 19,9 miliardi di euro di finanziamento triennali Ltro in scadenza tra dicembre e febbraio. “Potrebbero aver pagato il vecchio debito con il nuovo che ha tassi molto più convenienti”, ha detto Valli. “È possibile”, ha concesso Draghi, secondo cui però questa eventualità non desta alcuna preoccupazione a Francoforte perché ora quella banche “dovranno comunque prestare i soldi all’economia reale”.
La Ltro (Long term refinancing operation) è stato l’altra operazione di sostegno al settore bancario con cui la Bce nel 2012 ha prestato mille miliardi di euro circa all’1% a 800 banche europee, con gli istituti italiani che hanno assorbito un quarto del prestito complessivo. I finanziamenti non erano legati ad alcuna condizione e così la maggior parte della banche ha usato quei soldi per investimenti redditizi e sicuri, come i titoli di Stato, e pochissimo per l’economia. Ma quella operazione per Draghi è stata comunque necessaria perché quei prestiti “hanno evitato un enorme disastro nel sistema bancario”, allora in forte crisi di liquidità. Secondo il governatore quella dei prestiti agevolate alle banche europee è una strada obbligata in quanto in Europa “le intermediazioni dei debiti passa all’80% dalle banche” a differenza degli Usa “dove la percentuale è al 30%” e il resto degli investimenti sono rischi presi dagli imprenditori. Quindi per aumentare il credito alle imprese “dobbiamo passare dalle banche: non c’è altra scelta”, ha decretato Draghi.
Quello del credito è comunque un problema più generale della nostra economia in quanto, come ha spiegato il governatore, sono le stesse imprese a non chiedere prestiti per paura dei rischi. E qui devono intervenire allora gli Stati. “Nessuno stimolo monetario o fiscale – ha concluso Draghi – potrà mai avere un effetto significativo” senza “coraggiose riforme strutturali”, che siano capaci di “restituire piena fiducia nell’economia reale e, in particolare, della capacità e la volontà delle imprese di assumere rischi ed investire per creare posti di lavoro”.