Non c’era un preciso piano di attacco terroristico contro l’edificio della Commissione europea, o almeno non ci sono informazioni che lo confermino. L’esecutivo comunitario smentisce le notizie riportate dalla stampa olandese, secondo cui il palazzo del Berlaymont era tra i bersagli che jihadisti belgi di ritorno dalla Siria o simpatizzanti dell’Isis avevano individuato per attentati terroristici poi sventati. “La Commissione non ha ricevuto alcuna informazione su specifiche minacce nei confronti dell’edificio”, ha dichiarato il portavoce dell’esecutivo, Jonathan Todd. Proprio in seguito alle notizie riportate da alcuni media “abbiamo contattato le autorità belghe per chiarezza e ci hanno confermato che non sono a conoscenza di minacce contro la Commissione”, ha continuato il portavoce.
Secondo la stampa olandese, invece, i presunti attentatori, poi arrestati, preparavano un attacco contro l’edificio in cui “i singoli commissari non erano obiettivi” ma si puntava ad “uccidere un gran numero di persone”. Un attentato, insomma, che voleva essere simile a quello compiuto in marzo al Museo ebraico quando un francese addestratosi per più di un anno in Siria tra gli integralisti islamici uccise quattro persone
Ma nulla di simile risulta all’esecutivo Ue. Naturalmente, “la Commissione non è immune dai rischi che esistono altrove”, ammette Todd ma “la Commissione, come ogni altra istituzione monitora costantemente la situazione e prende misure aggiuntive quando necessario”. Nelle ultime settimane, in effetti, le misure di sicurezza sono state rafforzate con l’installazione di porte girevoli che restringono ad un massimo di quattro persone gli ingressi contemporanei nel palazzo e da oggi altri agenti, apparentemente di un’agenzia di sicurezza diversa da quella che agisce all’interno del palazzo,, richiedevano i documenti di identità alle persone in entrata.