colonna sonora: Autechre – Nine
Immagina un campo di girasoli, uno sconfinato mare giallo che ondeggia leggermente per la delicata brezza che sale dal mare, quello vero. Il mare, quello vero, è nascosto dalla morbida collina, ma il suo profumo puoi sentirlo anche da qui; tra poco ci andiamo.
A contrasto col giallo acceso dei girasoli immagina un cielo completamente azzurro, senza una nuvola. Anzi solo una, che sembra disegnata da un bambino, particolarmente allegro.
In alto immagina un sole potente, che irradia con forza tutto ciò che ha sotto, te compreso, di calore e di vita, che scaccia l’umidità e la nostalgia dalle ossa.
Immagina il suono delle onde dei petali e delle foglie, un cinguettio dall’unico albero sulla collina e un cane che abbaia lontanissimo.
Se senti il cellulare che squilla per favore spegnilo, che qui stiamo facendo un esperimento trascendentale. Vabbè se è importante rispondi, però di’ che richiami più tardi e poi spegnilo.
Torniamo a noi.
Fa caldo, ma l’aria è frizzante e la pelle si gode tutte le sensazioni. Immagina di avanzare lentamente nel campo di girasoli che accarezzano il tuo passaggio con naturale innocenza e tu con le mani ricambi le attenzioni. È un solletico piacevole che pervade tutto il corpo.
Immagina di diventare leggero come un peto, voglio dire un petalo, e lasciati andare al soffio della terra, fino a solleverti dal suolo, in un volo liberatorio come un tuffo nell’acqua.
Non avere paura, qui non cade nessuno, sei parte dei quattro elementi, niente vertigini o mal d’aereo, al massimo prendi un travelgum.
Immagina di sorvolare questo mare giallo di fiori che ti salutano, di planare sopra la collina (stando attento all’unico albero, che insomma per andarci addosso dovresti proprio mirarlo, e poi spaventeresti a morte la coppia di pettirossi che sta amoreggiando tra le fronde) fino a vedere il mare, quello vero.
Una distesa piatta, leggermente increspata qua e la, di tutte le sfumature del blu. Immagina di atterrare dolcemente sulla spiaggia bianca sottile, di sentire l’abbraccio delicato della sabbia che si modella sotto il tuo peso.
Inspira a fondo l’aria salmastra, ascolta il tuo respiro che si sincronizza al respiro del mare, lento e perpetuo, la ninna nanna più antica del mondo.
Smetti di cercare topless e palestrati, sei troppo materialista, qui non c’è neanche un chiringuito, non serve, stiamo cercando di elevarci spiritualmente cazzarola, poi stasera magari andiamo in sala giochi.
Immagina di essere scalzo e di passare dal caldo della sabbia asciutta all’umido del bagnasciuga, al freddo dell’acqua, che ti spedisce un brivido di gioia dritto al cervello. E guarda l’orizzonte, il punto in cui mare, cielo e terra si uniscono, affascinante come un’opera d’arte concettuale, anche se sai benissimo che non si toccano davvero.
Immagina di chiudere gli occhi e aguzzare gli altri sensi. Respira, ascolta, senti. Si sta per avvicinare una moto d’acqua ma un provvidenziale colpo di bazooka la annienta. Dimentica, è stato solo un attimo, torna alla pace della voce della natura primordiale e resta così senza pensare a niente se non a quello che hai intorno, cercando di farlo entrare, di diventarne parte.
Resta così finché ci riesci.
Quando vuoi smetti pure di immaginare e torna al tuo lavoro, alle notizie del giornale, al traffico bloccato e alle superofferte del supermercato.
Sta volta siamo andati veramente troppo Fuori Tema, lo so, ma ogni tanto ho bisogno di staccare dalla realtà e andare lontano in tutti sensi, e mi piaceva l’idea di portare qualcuno con me, tanto quel posto non si può affollare.
Stare sempre coi piedi per terra a lungo andare può essere nocivo. Questa settimana è andata così, non so se l’esperimento sia riuscito, ma se con qualcuno ha funzionato, ci rivediamo là, ogni volta che ce n’è bisogno.
Buon uichènd a chi sta con i piedi sull’asfalto solo per colpa della forza di gravità.