Mille giorni per “fare quelle riforme” che servono a “rimettere in corsa l’Italia”, è quanto il presidente del Consiglio Matteo Renzi chiede al Parlamento italiano. Giustizia, pubblica amministrazione, mercato del lavoro, diritti civili: sono questi i temi sui quali vuole intervenire. Temi urgenti, ma non quanto la legge elettorale. Riformarla subito, per Renzi, “è una questione di dignità”. In ogni caso, “le riforme sono uno strumento per la crescita”, dice, e “vanno fatte tutte insieme”. Non sono un regalo che “vogliamo offrire all’Europa – precisa – ma ai nostri figli”.
Al di là della retorica, però, è proprio alle indicazioni di Bruxelles che risponde – almeno in parte – il piano di riforme illustrato da Renzi Allineandosi a quanto espresso venerdì dall’Eurogruppo, il premier annuncia di voler “ridurre il costo del lavoro per le imprese”. E inserisce la riforma del fisco tra le priorità, così come indicato da Jyrki Katainen, vicepresidente della neo nominata Commissione Junker.
Sul tema del lavoro il premier punta molto. Tanto da minacciare lo strappo con il Parlamento. “Se avremo la garanzia tempi certi e serrati per la riforma del lavoro – dice ai deputati – allora rispetteremo il lavoro del Parlamento e ci attrezzeremo per la delega”. Altrimenti l’esecutivo è pronto “a intervenire con provvedimenti d’urgenza”. Renzi annuncia infatti di avere già pronti i decreti.
La crescita, tuttavia, non può venire solo dalle riforme. Il presidente del Consiglio punta molto sui 300 miliardi di euro “che Junker ha detto essere pronti per investimenti sul futuro dell’Europa”, e sui quali “possiamo chiedere conto già a partire dai prossimi incontri europei”, perché quei soldi “vanno utilizzati bene”. Poi ci sono “i 200 miliardi che saranno sbloccati dalla Bce”. Anche questi, secondo il premier, hanno un ruolo chiave per il rilancio italiano ed europeo. Ma solo “se le banche faranno il loro dovere”, prosegue, non semplicemente “acquistando titoli di Stato ma finanziando le imprese e le famiglie” per rimettere in moto l’economia.
Nell’informativa di Renzi ce n’è anche per “i professionisti del commento”, che “hanno presentato come un fallimento la nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentante” per la politica estera Ue. Il premier rivendica la sua decisione, nella convinzione che dalla politica estera passino “alcune scelte concrete”, come quelle sull’immigrazione, sulla politica energetica e, perfino, sugli elementi necessari a garantire la crescita economica del continente.
Il discorso del presidente del Consiglio ha ricevuto diverse critiche, a partire dalla minoranza del suo partito. Stefano Fassina parla di una “evidente adesione alle politiche della destra e della Merkel”. Sul lavoro il premier ha parlato di eliminazione delle disparità tra lavoratori di Serie A e Serie B, e per Fassina “Renzi vuole eliminarle” facendo retrocedere “tutti i lavoratori in Serie C”. Un concetto espresso anche da Vito Petrocelli, capogruppo M5s al Senato, il quale ha invitato Renzi a dire “chiaramente che vuole uniformare al ribasso il mercato del lavoro, diminuendo le tutele per tutti quanti”.
Da Forza Italia, Renato Brunetta bolla come “aria fritta” il discorso del premier, e addossa al suo esecutivo la responsabilità di “un debito pubblico aumentato di 99 miliardi”. Anche Roberto Calderoli non vede “sostanza” nelle parole di Renzi. Il senatore leghista giudica “un controsenso” chiedere di cambiare prima la legge elettorale. “Lo si può fare in un mese – dice – ma che presuppone le riforme istituzionali che, se va bene, dovrebbero arrivare dopo un anno e mezzo”.