Questa volta non si è litigato. Anzi, Dall’Europa è arrivato un apprezzamento all’agenda delle riforme italiane, che potranno dare “una forte spinta” all’economia, ma, certo, “vanno realizzate”. E’ finito così l’Ecofin informale di sabato a Milano, presieduto dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, presidente di turno dei ministri europei suoi colleghi. Una sintesi lucida dei lavori è quella di un banchiere centrale, Ignazio Visco, che ha spiegato che dopo l’Eurogruppo di venerdì e l’Ecofin di sabato, “L’Italia resta con i problemi di sempre”, dunque non ne sono nati di nuovi, ma devono essere affrontati quelli noti. Però, ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia in un’intervista al Tg2 Rai, “c’è stata notevole concordanza sul fatto che c’è un problema europeo a livello di investimenti”, e che bisogna puntare sul loro rilancio, in particolare di quelli privati. Su questo punto c’è l’accordo completo con il falco Jyrki Katainen, il commissario finlandese agli Affari economici, che ha detto che “la sola chance è far ripartire gli investimenti privati, perché lì ci sono molti più soldi che nel pubblico, ma che non vengono spesi in ogni paese a causa di debolezze strutturali di alcuni”.
Un momento di serena costruttività europea si potrebbe dire. Dove protagonista è stato anche il vice presidente della Banca centrale europea Victor Costancio il quale ha visto iniziare a realizzarsi le politiche che il suo capo Mario Draghi sostiene da parecchi mesi. “E’ stata una riunione molto importante – ha detto a Milano dopo la riunione dell’Ecofin – perché si è parlato di concrete misure di riforma. I governi sanno che servono più riforme e prenderanno misure per sostenere la crescita”. Draghi da tempo chiede di dare priorità alle riforme e chiede che i governi facciano quel che hanno promesso. Ora sembra che tutti si siano convinti, anche l’Italia. “Le riforme – ha spiegato ancora Costancio – creeranno un miglior ambiente per gli investimenti, anche per quelli pubblici”. E qui è venuto lo “scambio”, non proprio quella richiesta di trasferimento di sovranità a Bruxelles, ma quasi. Dopo aver insistito sulle riforme sulla loro necessità per rilanciare gli investimenti Costancio ha spiegato che ‘è il “sostegno della Bce alla proposta Juncker di un piano di investimenti che potrà arrivare fino a 300 miliardi”. Era chiaro che si intende che questi investimenti potranno andare solo lì dove le riforme avranno creato quel “miglior ambiente” necessario al loro dispiegarsi.
Parlando di Italia non si esce da questo schema, non si chiede di più che ad altri, e non si chiede di meno. E le si suggerisce anche di guardare più alla Spagna, o all’Irlanda quando vuol riformare il mercato del lavoro, e lasciar perdere il modello tedesco al quale sembra più interessato il governo Renzi. Lo ha fatto Katainen, con garbo ma con chiarezza: “C’è un buon esempio da Spagna, Irlanda e Olanda – ha spiegato – che sono state capaci di trarre vantaggi molto presto dalle riforme avviate”. Ma non è pessimista il commissario che sta per diventare vice presidente dell’esecutivo comunitario, non ha aperto una guerra con Roma, anzi. “L’Italia ha un’agenda di riforme molto ambiziosa, è quel che serve, e quando sarà realizzata – ha detto il finlandese – l’economia ne riceverà una spinta alla crescita molto forte”. Deve ancora vederle nel dettaglio, soprattutto aspetta il piano che Roma dovrà presentare per metà novembre nel quale spiegherà cosa vuol fare nel dettaglio, come e quando, ma la Commissione, dice il finlandese “vuol sostenere l’Italia, che sta facendo qualcosa, quel che deve”.
Padoan è sereno, sa qual che deve fare. Sa che non è facile, ma vede bene la strada e, nel confermare che gli 80 euro non si toccano, concorda con Katainen che “ la credibilità è un aspetto fondamentale. Però realizzare le riforme richiede tempo”, ma non chiede dilazioni, anzi, dice, “bisogna accelerare”.