Sono stati giorni strani gli ultimi. Chissà perché, a vedere la designazione della futura Commissione Europea, annunciata dal Presidente Jean-Claude Juncker mercoledì scorso, mi è venuto in mente quel detto sul calabrone. “La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Si sa, è una di quelle frasi che diresti all’amico nei momenti più bui, al fratello che ha perso la fiducia in se stesso. Quando si parla di una situazione che non è delle migliori ma la si potrà cambiare credendoci davvero. In molti se la sono pure tatuata, ne scommetterei.
C’è un che di romantico nei tentativi disperati, nelle vittorie inaspettate, nelle improvvisate combriccole di amici. A mio parere lo diventa meno se queste ultime riguardano cittadini di ventotto stati membri. Cittadini che, durante le elezioni dello scorso Maggio, erano stati preparati dalla campagna elettorale al loro diritto di scegliere il proprio futuro in Europa. Cittadini ai quali si devono tante promesse.
Tra tutte le nomine quella che vorrei commentare, nella maniera più oggettiva possibile, e’ quella del direttorato generale che più mi sta a cuore, quello per l’educazione e la cultura. Nella mission letter che Jean Claude Juncker ha spedito al nuovo Commissario per il settore, l’ungherese Tibor Navracsics, sono indicate come priorità il rilancio dell’educazione come principale supporto all’occupazione, la modernizzazione dei sistemi educativi nell’Unione Europea attraverso la promozione della diversità culturale e dei valori europei.
Ecco quindi la metafora del calabrone : queste priorità sono state affidate al rappresentante ungherese nonostante l’Unione Europea abbia recentemente espresso vari dubbi riguardo le riforme prese dal partito di Tibor Navracsics, Fidesz, nel campo dell’educazione in Ungheria. L’ultimo rapporto della Commissione sull’Ungheria ha infatti sottolineato la preoccupazione riguardo una recente legge sull’educazione che potrebbe aumentare le differenze sociali e condurre alla segregazione nel paese, cosi come riguardo le risorse stanziate per la strategia nazionale per l’inclusione sociale considerate troppo limitate. Un’altra legge ha inoltre stabilito che le borse di studio (tra l’altro il budget attribuito all’educazione universitaria e’ stato diminuito del 40%) verranno assegnate solo agli studenti che firmeranno un accordo secondo il quale lavoreranno in Ungheria per almeno sei anni dopo aver conseguito il proprio titolo di studi.
L’attuale Commissario per l’Agenda Digitale, Neelie Kroes, ha inoltre espresso la sua disapprovazione per le leggi che hanno limitato ogni possibilità di espressione per i canali mediatici critici verso la linea del governo.
Non si sa ancora se la nuova Commissione verrà approvata dal Parlamento Europeo cosi come non si sa come il commissario per l’educazione e la cultura lavorerà durante il mandato nel caso venisse confermato. A parte i migliori auguri che gli si potrebbero fare e la cieca fiducia nella legge del calabrone non si può non notare una certa discordanza tra le priorità dell’Unione e la linea di governo ungherese.
Quali strumenti ha la Commissione per garantire risultati in linea con le politiche promesse? Come si potrà credere all’imparzialità dei commissari che opereranno in ottica unionista e non nazionalista? Come si supererà il deficit democratico?
Vista la nota ”romantica” con cui ho iniziato l’articolo, come ci si potrà ri-innamorare della cultura vedendola come fine a se stessa e non uno strumento per meglio vendersi sul mercato? Nella tradizione romana la laurea era simbolo di vittoria ed attribuita ai migliori, oggi rischia di diventare più un foglio da appendere e guardare nell’ansia del non trovare lavoro.
Adios, vado alla mia di laurea (per davvero!).