Si apre la crisi nel Partito socialista europeo dopo la formazione della Commissione Juncker? Sembra di sì. Oggi la capodelegazione della maggiore forza del Pse al Parlamento europeo, Patrizia Toia, del Pd, mette esplicitamente in discussione il ruolo svolto dal Partito socialista europeo nei negoziati per la formazione del nuovo esecutivo che “è molto politicamente sbilanciato a nostro svantaggio”, e, dopo aver salvato il gruppo parlamentare, chiede invece nuovi vertici per il Partito dei socialisti europei. Matteo Renzi probabilmente non è soddisfatto del lavoro del presidente del Pse Sergej Stanišev, e il partito, il più grande partito socialdemocratico europeo, ha deciso di chiederne la testa.
Commentando oggi la compagine messa insieme da Jean-Claude Juncker Toja invita a non dare valutazioni sommarie, ma sottolinea che “una nota davvero dolente c’è: la Commissione è molto sbilanciata politicamente a nostro svantaggio. Se si pensa che il Ppe ha ottenuto il 29,4% dei seggi, contro il 25% dei Socialisti, ma che nel collegio dei commissari il Ppe ha aumentato significativamente il numero dei propri rappresentanti (14) e che i socialisti democratici sono invece 8, non si può non fare una riflessione. A questo per altro si aggiunge una presenza sovrastimata dei liberali che hanno ben 5 commissari”.
E qui arriva l’affondo: “Se dobbiamo cercare le responsabilità credo vada detto con chiarezza che mentre il Gruppo S&D ha giocato le sue carte in Parlamento nella designazione di Juncker e sul programma e – aggiunge – il Governo italiano ha fatto la sua parte, con la casella importante della Mogherini (che ha già dato il segnale di volersi insediare nella sede della Commissione per poter seguire tutte le materie), insufficiente sono stati invece l’apporto, l’iniziativa e la capacità negoziale del Partito Socialista Europeo che dovrà essere profondamente rinnovato e rinvigorito”.
Per il resto il giudizio di Toia sulla nuova Commissione sembra essere prudente, ma non pessimista: “Siamo di fronte a un cambiamento molto forte di impostazione politica e organizzativa, che va analizzato bene e messo alla prova”. “Dico no a valutazioni improvvisate, sommarie e un po’ superficiali, che ho sentito anche nella mia area politica, sulla nuova Commissione: proprio noi che abbiamo tanto criticato il ‘divide et impera’ di Barroso, dobbiamo ora vedere positivamente l’impostazione più collegiale e più coordinata sulle materie e sui dossier proposta da Juncker”, sostiene prosegue Toia in una lunghissima nota. “Io intendo così il senso del ruolo dei Vicepresidenti: non espropriano le deleghe ai Commissari ad hoc, non sono i loro ‘controllori’ – spiega -, ma devono coordinare l’attività dei diversi responsabili su materie che sono tra loro strettamente connesse e richiedono un approccio più organico. Sgomberiamo il campo dalla paura di avere dei ‘cani da guardia’: non c’è nessun diritto di veto da parte dei Vicepresidenti, non ci sono Commissari di serie A e di serie B e in caso di conflitto sarà il Presidente Juncker a dirimere le questioni in seno al collegio. Va rifiutato dunque il ruolo di coordinamento di Katainen come quello del frenatore pronto a bloccare Moscovici: Moscovici ha un ruolo pieno e forte, ha allargato le competenze tradizionali, così noi lo intendiamo e così lo difenderemo”.
“Per quanto riguarda le due vicepresidenze di area Socialista & Democratica, la Mogherini avrà una grande responsabilità perché nella sua sfera di coordinamento rientra anche il tema dell’immigrazione, e questo è strategico per l’Italia, oltre a tante altre materie tra cui i trasporti, lo spazio e il commercio”, afferma Toia, aggiungendo che “Tiemmermans, designato vicepresidente vicario, dal canto suo, avrà competenze orizzontali e in più l’importante ruolo di difensore dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti fondamentali, ridando alla Carta dei diritti e all’Europa dei cittadini un ruolo centrale, in un momento in cui i rischi di involuzione sono molto forti. Tiemmermans avrà accesso a tutti i dossier e anche la delega legata alla “better regulation”, che può apparire troppo burocratica, va vista invece come una svolta della legislazione europea che vuole avvicinarsi ai cittadini ed essere più accessibile”.
“Questa è una Commissione più politica e non fintamente tecnocratica come lo era quella di Barroso. Questa caratteristica consentirà un confronto più serrato e costruttivo con il Parlamento, a tutto vantaggio della sostanza delle questioni e a scapito della burocrazia. Nei prossimi anni ci saranno più battaglie politiche e meno tecnocrazia. Le donne sono ‘il minimo sindacale’, solo 9 (di cui 3 sono Vicepresidenti), hanno però competenze di grande peso : politica estera, politiche regionali, industria, mercato interno, concorrenza, commercio estero, giustizia, protezione dei consumatori, occupazione, politiche sociali e mercato del lavoro”, aggiunge la capodelegazione del Partito democratico.