Le riforme strutturali non si fanno con i decreti, ma con progetti di legge più ampi e provvedimenti di cui si possa valutare la portata. E’ il messaggio che la Commissione europea invia a Matteo Renzi, e lo fa con poche righe contenute nel “Rapporto 2014 sulla Competitività degli stati membri dell’Ue” diffuso oggi. Nell’analisi riservata al nostro paese l’esecutivo comunitario inserisce indicazioni politiche per il governo guidato da Matteo Renzi, che il 15 ottobre dovrà inviare la strategia per risanamento dei conti e rilancio dell’economia. Quanto fatto finora – questa la sintesi del rapporto – va bene, ma non nel metodo.
La Commissione la prende alla lontana. “I vincoli amministrativi e normativi che incidono sul contesto imprenditoriale sono alla base dei pessimi risultati ottenuti dall’Italia in termini di attrazione di capitali esteri”. Nel 2013, critica lo studio, gli investimenti esteri diretti in Italia “hanno raggiunto l’esigua cifra di 12,4 miliardi di euro”. Quindi l’affondo. “Per semplificare l’ambiente imprenditoriale in Italia a settembre 2013 il governo ha lanciato il piano ‘Destinazione italia’”, varato con decreto. A questo si aggiunge il ‘Decreto del fare’ sempre del 2013. Azioni poco gradite, perchè – recita il rapporto – “i decreti legge non sembrano lo strumento più appropriato per portare a termine riforme strutturali ambiziose, in quanto contengono disposizioni volte a disciplinare ambiti estremamente diversi e, per motivi di urgenza, non richiedono una valutazione d’impatto”. La Commissione europea esprime inoltre riserve sull’agenda per semplificazione. “Il governo italiano sta lavorando, insieme alle Regioni e alle amministrazioni locali, ad una ‘Agenda per la semplificazione’, la cui efficacia rimane da valutare”.