I più contenti, difficile che fosse altrimenti, sono i popolari del Ppe. Mentre i loro principali avversari nelle urne ma alleati a Strasburgo e nella Commissione, da una parte esprimono soddisfazione per alcune nomine socialiste “in posti strategici” ma allo stesso tempo criticano alcuni aspetti della nuova compagine, come la scelta di un “liberista” per il portafoglio alla stabilità finanziaria.
Il Ppe conta ben 14 esponenti su 28 ed è la famiglia politica più rappresentata nella squadra annunciata da Jean-Claude Juncker. Un’ Europa che il capogruppo Manfred Weber vede “in buone mani”, compiacendosi di come la nuova commissione sia orientata verso la crescita e le riforme. Obbiettivi più facilmente raggiungibili con una nuova struttura e un’organizzazione “efficiente e in grado di affrontare le sfide del futuro”.
Sulla stessa scia è il commento del leader liberale Guy Verhofstadt, contento per aver ottenuto due posti da vicepresidente e “responsabilità chiave in tema di commercio, competitività, giustizia e creazione dell’unione energetica e digitale”. Uno dei cavallo di battaglia dei liberali era la questione della rappresentanza femminile all’interno del nuovo team. Quattro dei cinque esponenti Alde sono donne, per questo Verhofstadt si sente di poter accusare popolari e socialisti di “non avere messo in pratica ciò che predicano sull’equità di genere”. Sulla questione è molto critica anche Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei, secondo cui le nove nomine femminili non sono abbastanza per parlare di uguaglianza di genere in Europa.
Duplice invece la reazione del principale alleato del Ppe, il gruppo dei Socialisti e dei Democratici. Attraverso il capogruppo Gianni Pittella, si dicono soddisfatti per “l’equilibrio e il bilanciamento della nuova squadra”, che spera possa aprire una nuova fase per la Commissione. Positiva, continua Pittella, la nomina di un socialista come primo vice-presidente, l’olandese Frans Timmermans che è commissario anche per la “Better regulation”.
Il vero nodo cruciale è però la designazione del francese Pierre Moscovici, favorevole a una maggiore flessibilità necessaria per favorire crescita e occupazione. Pittella vede la sua nomina come il “chiaro segnale che l’Europa cambia pagina rispetto alla stagione dell’austerità”. Più sfumata, al riguardo, è la posizione della delegazione francese del Gruppo socialista che in una nota stampa lascia intendere qualche preoccupazione poiché il Commissario francese potrebbe trovarsi limitato nella sua azione, visto che le sue proposte dovranno passare al vaglio del vicepresidente “rigorista” Katainen (Ppe, responsabile di Lavoro e Crescita).
Non manca una stoccata finale al britannico Jonathan Hill, responsabile del portafoglio per la Stabilità finanziaria, incarico che secondo i socialisti “è troppo strategico per essere dato a un liberista conservatore”.
Non le manda a dire il gruppo europeo della sinistra, che esprime serie preoccupazioni per la nuova commissione designata da Juncker. “Perché – si chiedono gli esponenti di Gue – non è stato creato un super commissario per la crescita economica e la tutela ambientale?” “In una situazione di crisi come questa”, continuano, “ce lo saremmo aspettati”. Critiche anche alla nomina di Miguel Canete, spagnolo del Ppe designato per l’ambiente: “Sarà contenta l’industria del petrolio visti i suoi legami con le compagnie petrolifere”.
Maggiormente attendista e aperta al dialogo è infine la posizione dei conservatori dell’ECR, che attraverso il capogruppo Syed Kamall, fanno sapere “valuteremo i nuovi commissari sulla base delle loro competenze e del loro programma”.