Tredici eurodeputati della Gue, la Sinistra unita del Parlamento europeo, provenienti da sei Paesi membri sono partiti ieri per una missione in Palestina ma, hanno denunciato, il governo Israeliano gli ha impedito di visitare Gaza. “La motivazione è stata che la nostra visita nella regione è ‘non direttamente collegata alla fornitura di assistenza umanitaria’”, ha denunciato la parlamentare irlandese Martina Anderson, che che ha puntato il dito contro la “straziante situazione” in cui si trova la Striscia a causa dei 53 giorni di attacco di Israele che ha provocato 2.145 vittime, tra cui 581 bambini, “per non parlare degli 8 anni il blocco della regione”. Gaza vive da diversi anni sotto un durissimo embargo imposto dal Governo di Tel Aviv che, secondo quanto stabilito in seguito al cessate il fuoco, dovrebbe essere, seppur in piccola parte, alleggerito.
Durante la loro visita i deputati hanno incontrato i membri del Consiglio legislativo palestinese e della Knesset cosi come gli attivisti delle organizzazioni per i diritti umani e la pace. “Abbiamo ascoltato i rappresentanti delle organizzazioni di prigionieri sia palestinesi che israeliani che ora stanno lavorando insieme per la pace. Questo è molto incoraggiante, sono queste le organizzazioni che l’Ue dovrebbe supportare”, ha dichiarato Anderson che ha poi lanciato un duro attacco contro Israele e la comunità internazionale: “Invece che continuare a dire di supportare i negoziati, i leader mondiali dovrebbero denunciare ad alta voce l’occupazione di Israele della Palestina per quello che è: il deliberato e sistematico sterminio dei palestinesi nelle loro terre, niente di più vicino a un genocidio sociale”.
“Nel nostro primo giorno in Palestina – le ha fatto eco Neoklis Sylikiotis – abbiamo visto direttamente come Israele cerca di dividere la società su di una linea religiosa. Usano gli insediamenti illegali per cambiare la demografia di Gerusalemme e renderla una città solo per ebrei. Ma essa è uno spazio condiviso, come è stato accordato nel 2003, dovrebbe essere una città di tutti e non di fede”. Per questo, ha concluso il deputato cipriota “l’Ue e la comunità internazionale devono fermare l’espandersi delle colonie”.