Hanno una media di 49 anni, diverse hanno già un forte background europeo, molte provengono da esperienze di governo nell’esecutivo del proprio Paese. Eccole, le nove donne che, a meno di sorprese dell’ultimo minuto, dovrebbero consentire a Jean-Claude Juncker di superare l’ostacolo rosa e ottenere dal Parlamento europeo il via libera per la formazione della nuova Commissione europea. La più giovane è anche quella che ricoprirà l’incarico più impegnativo, la nostra Federica Mogherini, già nominata Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea.
Il ministro degli esteri italiano, con i suoi 41 anni, non è stata l’unica a dovere superare le accuse di inesperienza. Anche la romena Corina Creţu (47 anni), che il Paese ha indicato all’ultimo minuto sostituendo l’iniziale ricandidatura dell’attuale commissario all’agricoltura, Dacian Ciolos, è al centro delle critiche dei media nazionali che la ritengono troppo inesperta sulle questioni economiche. Dopo una laurea in economia, la sua sola esperienza sul campo è stata un impiego di tre anni in un’azienda. Poi ha lavorato come giornalista per quotidiani locali e come portavoce del presidente romeno, Ion Iliescu, prima di diventare senatrice ed eurodeputata. Un background troppo debole il suo, sostengono i detrattori, per gli incarichi che le si potrebbero prospettare: si parla del portafoglio degli Aiuti umanitari o di quello delle Politiche regionali.
La sua non è stata l’unica nomina a sorpresa: ha stupito molti anche la scelta della premier socialista danese, Helle Thorning-Schmidt di candidare Margrethe Vestager, leader del Partito liberale danese, della famiglia europea dell’Alde. La 46enne, deputata dal 2001 e ministro dell’educazione nel precedente governo di centro-sinistra, è attualmente vice premier e ministro degli Affari interni. Di lei si parla come della possibile futura responsabile Ambiente dell’esecutivo comunitario.
All’ultimo è arrivata anche la decisione del Belgio di candidare Marianne Thyssen, che è
deputata europea del partito Cristiani Democratici e Fiamminghi (di cui è presidente), e vice presidente del Partito Popolare Europeo. Thyssen, 58 anni, ha trascorso la maggior parte della sua carriera politica proprio in Europa: è stata eletta deputata europea per la prima volta nel 1991. Secondo alcuni potrebbe essere indicata come responsabile per politiche giovanili e multilinguismo.
Vengono direttamente dai governi dei propri Paesi, invece, le candidate di Repubblica Ceca e Polonia, Vera Jourova e Elżbieta Bieńkowska. La ceca (49 anni) fa parte del movimento Ano (Alleanza dei cittadini scontenti), partito populista di centro destra fondato dall’imprenditore miliardario Andrej Babis e vincitore delle recenti elezioni europee. È entrata in politica a livello regionale nel 2003 come membro del partito socialdemocratico e nel 2006 ha trascorso un mese agli arresti per un’accusa di corruzione, dalla quale è poi stata assolta. Attualmente è ministro dello Sviluppo regionale. La cinquantenne Bieńkowska è invece attuale ministro per le infrastrutture e vice del premier Donald Tusk, già nominato prossimo presidente del Consiglio europeo. In passato è stata ministro dello sviluppo regionale, sempre nel governo Tusk.
Per la Slovenia a quanto pare, siederà nella futura Commissione Ue la premier uscente, Alenka Bratusek, alla guida dell’esecutivo del Paese da marzo del 2013 fino ad agosto di quest’anno. 44 anni, esponente del partito Slovenia Positiva (di cui è stata presidente), Bratusek è stata la prima premier donna del Paese. Potrebbe diventare la nuova responsabile per l’agenda digitale.
Tra le commissarie di Juncker, poi, due vecchie conoscenze: la bulgara Kristalina Georgieva, attuale commissario per gli Aiuti umanitari e la svedese Cecilia Malmstrom, in carica per gli Affari interni. Sfumata la candidatura ad Alto rappresentante, Georgieva (61 anni) potrebbe finire ad occuparsi di fiscalità, mentre a Malmstrom (46 anni) potrebbe toccare il portafoglio Giustizia.