Una coalizione multinazionale formata da dieci Paesi, tra cui l’Italia, per bloccare l’avanzata dello Stato islamico. È una delle decisioni prese al summit della Nato a Newport, in Galles. La task force che sarà guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna, comprenderà, oltre all’Italia, anche Francia, Germania, Danimarca, Polonia, Turchia e Canada, più un Paese che non fa parte dell’Alleanza atlantica: l’Australia. Ad annunciarlo, una nota congiunta del segretario di Stato Usa, John Kerry, e del capo del Pentagono, Chuck Hagel. La coalizione internazionale anti-Isis, spiega la nota, dovrà dare sostegno militare all’Iraq, contrastare le forme di finanziamento dell’Isis, affrontare le crisi umanitarie e delegittimare l’ideologia dello Stato islamico.
Non solo. La task force lavorerà anche per per bloccare il flusso di combattenti stranieri che arrivano in Siria e da lì approdano in Iraq. “I combattenti stranieri rappresentano una grave minaccia per gli alleati della Nato”, affermano Kerry e Hagel, assicurando: “lavoreremo di concerto per annullare ogni fonte di entrata per l’Isis, anche sul fronte del commercio dei prodotti petroliferi. E – avverte la nota – riterremo responsabili tutti coloro che violeranno i divieti internazionali su tale commercio”.
“I nostri alleati della Nato e i nostri alleati – sottolineano Kerry e Hagel – oggi hanno confermato di essere pronti a far pienamente parte di questo approccio coordinato, e nei prossimi giorni continueremo la discussione con i nostri partner nella regione”. Gli Stati Uniti sono infatti impegnati in questi giorni in un tour de force diplomatico con alleati e partner. Nei prossimi giorni Kerry visiterà i paesi del Golfo Persico per poi recarsi in Giordania e Hagel andrà in Turchia. L’Italia “è parte della core coalition” per l’intervento in Iraq, ha confermato Renzi al termine del summit, “ovviamente – ha specificato – senza intervento di terra”.
Quello intrapreso con la coalizione anti-Isis, spiega Rasmussen, è uno dei “due percorsi” che si possono seguire per fermarne l’avanzata. “L’altro è quello della Nato”: l’alleanza atlantica, dal canto suo ha fatto sapere che se verrà una richiesta esplicita da Baghdad, è pronta ad assistere l’Iraq nella lotta contro gli jihadisti, “considerando una missione di defense capacity building”. Nel corso del vertice di Newport, chiarisce però bene Rasmussen, “non abbiamo discusso di un coinvolgimento diretto della Nato in operazioni militari”. Si è invece deciso, fa sapere il numero uno dell’Alleanza atlantica, “un passo concreto molto importante” e cioè “il rafforzamento della cooperazione per lo scambio di informazioni sui ‘return foreign fighters’”, ovvero i combattenti islamisti con passaporto europeo.