Fondi Ue: non solo all’Italia arrivano le critiche della commissione europea, ma anche il Senato certifica le nostre lentezze e la nostra incapacità a utilizzare i finanziamenti comunitari per le opere pubbliche.
Secondo i dati forniti dall’Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici (Uver) in Italia occorrono in media 11 anni per progettare e realizzare un’opera da 50 milioni di euro e nove anni per opere che costano tra i 10 e i 50 milioni. E’ quanto si legge nella Nota breve n. 36 del Servizio Studi del Senato, dedicata all’attuazione della politica di coesione 2007-2013, alla luce dei dati più recenti forniti dal Governo in una audizione in Commissione Bilancio.
Le risorse europee ancora da spendere sono molto consistenti: al 31 maggio 2014 la spesa certificata ha raggiunto il 56,1% della spesa complessiva. Rimangono da certificare 21 miliardi, di cui circa 16 riguardano programmi operativi dell’Obiettivo convergenza. Di questi, 5,6 miliardi devono essere spesi entro la fine dell’anno.
Al di là delle rassicurazione che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio ha fornito alla Commissione, europea, dall’audizione al Senato è emerso anche che le situazioni di criticità non sono uniformi nel Paese ma sono molto più accentuate in alcune Regioni, in particolare in Campania, Sicilia e Calabria. La programmazione 2007-2013 si è caratterizzata per un rilevante ritardo nell’impiego delle risorse disponibili: l’attività delle Regioni e delle autorità centrali è stata avviata con alcuni anni di ritardo.
Il governo ascrive i ritardi nella capacità di spesa principalmente a tre ordini di motivi: 1) inadeguatezza della gestione, da imputarsi alla minore o maggiore capacità amministrativa degli enti coinvolti nella gestione e rendicontazione della spesa; 2) la scelta di concentrare molte risorse su grandi progetti infrastrutturali. Tali progetti sono, per loro natura, spesso poco programmabili, in quanto soggetti a ritardi dovuti a diversi motivi anche di natura amministrativa; 3) ai vincoli del patto di stabilità interno almeno in alcune Regioni.