A Instanbul è in corso la nona edizione dell’Internet Governance Forum, evento di rilevanza globale promosso dall’agenzia Itu dell’Onu, che vede ministri, imprenditori e stakeholder dibattere sulle sfide poste dal cambiamento digitale. Il titolo di quest’anno è “Connecting Continents for Enhanced Multi-stakeholder Internet Governance”.
La location scelta ha portato necessariamente al centro del dibattito un altro tema scottante: la libertà di informazione e dei media. Proprio in Turchia, come ricorda da subito la stessa Kroes, nel marzo scorso il Governo, in occasione delle manifestazioni popolari, era intervenuto bloccando l’accesso ai principali social media. Un provvedimento, successivamente respinto dalla Corte Costituzionale Turca, che Kroes ha definito senza mezzi termini “illiberale, illegale e illegittimo”, perché “con la libertà di espressione non si scherza”.
“Internet è una grande opportunità”, ha continuato la Kroes, “una piattaforma per la libera espressione che potrebbe restituire nella mani dei cittadini il potere dell’informazione. Tutto dipende, però, da come governi, cittadini e aziende reagiscono a questo grande cambiamento digitale. Se sono capaci o meno di coglierne i benefici”.
Entrando nel dettaglio del contesto informativo del paese la commissaria ha citato alcuni dati sull’utilizzo di internet da parte dei cittadini turchi, secondo cui l’80% della popolazione si connette alla rete almeno una volta al giorno. Dal mondo dell’educazione virtuale, alle nuove delle start-up che giovano di questa piattaforma, moltissimi turchi utilizzano internet e le nuove forme di comunicazione digitale. In altre parole, Kroes ha puntualizzato che i vantaggi che internet ha portato in Turchia, come nel resto d’Europa, non sono solo in termini di intrattenimento ma soprattutto di crescita economica e di istruzione.
La vice presidente ha rinforzato dunque il monito verso le autorità turche su quanto sarebbe dannoso per i cittadini, oltre che per lo sviluppo dell’intero paese, mettere in atto azioni repressive illegittime in contrasto con la Carta europea dei diritti fondamentali e la Convenzione europea sui diritti umani di cui il paese di Edogan è firmatario. “La Turchia è un partner strategico per l’Ue ma non ci saranno scuse per governi che tornano indietro rispetto a questi grandi traguardi”, ha concluso, lanciando un messaggio neanche troppo velato all’appena designato primo ministro Ahmet Davutoğlu è avvertito.
Tra le questioni sollevate all’Igf anche quella relativa alla protezione dei domini .wine e .vin che riguarda direttamente l’Italia e che già in precedenza aveva generato polemiche. La Commissione Europea ha dichiarato che proteggere l’introduzione questi domini significa proteggere i diritti dei produttori di vino e la credibilità stessa della governance globale di internet. In assenza di una regolamentazione adeguata vi è il rischio che vengano acquistati da chi con la produzione di vino europeo non ha nulla a che fare, con conseguente danno verso i produttori reali (Italia in primis).