Il Consiglio europeo, come atteso, ha formalizzato oggi la nomina del premier polacco Donald Tusk quale presidente permanente del Consiglio Ue e del ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini come Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza e primo vice presidente della Commissione Ue.
Tusk assumerà il suo incarico di due anni e mezzo, rinnovabile una sola volta, il prossimo primo dicembre. Mogherini, dopo il voto di fiducia del Parlamento Europeo alla nuova Commissione, diventerà capo della diplomazia europea dal primo novembre.
La posizione del ministro degli Esteri italiano si è rafforzata nel tempo, e nelle ultime settimane sono state sbaragliate le resistenze di quei paesi dell’ex blocco sovietico ed ora membri dell’Unione che sostenevano che l’Italia, e il suo capo della diplomazia, fossero troppo vicini a Mosca, questione delicata in questo momento di pesante crisi. Ma la determinazione del Partito socialista europeo nel rivendicare quella posizione e la forza del Pd (primo partito europeo) in quel consesso ha posto le basi per lavorare ad un ampio consenso. Si è partiti con alcune dure dichiarazioni di Renzi, e di Mogherini stessa, contro la politica di Vladimir Putin, che sono arrivate proprio dopo le contestazioni di vicinanza eccessiva, per poi arrivare a creare un consenso attorno ad uno dei più fieri oppositori di Mosca, proprio Donald Tusk, come presidente del Consiglio. La Polonia è un po’ la capofila dei paesi che hanno il dente avvelenato con la Russia di Vladimir Putin, ed aver piegato la sua resistenza ha sciolto il fronte dei contrari a un Alto rappresentante italiano. Sulle accuse di essere troppo giovane e inesperta, contro le quali Mogherini ha poco da controbattere, ha fatto premio il fatto che, come qualche osservatore afferma “questo non è un concorso per titoli”, ma bensì a contare sono le scelte e gli equilibri politici. Equilibri sui quali ha contato molto la decisione di Berlino di sostenere la candidatura dell’italiana insieme a quella del polacco.
La scelta di Tusk è poi anche il saldo di un debito che la “Vecchia Europa” ha con la Nuova, che è entrata nell’Unione oramai da dieci anni e da ieri finalmente è dentro a pieno titolo, con un incarico di massimo livello ad un esponente “dell’Est”. Lui poi è un uomo che ha dimostrato grande determinazione e capacità di mediazione. E’ un leader conservatore nato politicamente con Solidarnosc che nel 2007 è diventato premier con un partito da lui fondato nel 2001 e, insieme ad Angela Merkel, è l’unico leader europeo che ha superato indenne la crisi economica e forse quello che guida il paese che sta avendo forse le migliori performance economiche tra i Ventotto.