Federica Mogherini, nonostante tutto, può fare un buon lavoro.
È vero che è inesperta, non ha scalato nel tempo i gradini del potere e non ha mai prodotto un lavoro di studio. Ma ha fatto politica, è evidente che sa muoversi, sino ad oggi non ha fatto errori. Non è però vero che è giovane. Quarantuno anni sono due più del premier italiano e la mettono nella stessa classe di tanti altri ministri, premier e commissari europei. È, come dice lei stessa, una nuova generazione di leader che si affaccia in Europa, e dobbiamo credere in loro, anche perché questo, noi anziani ed esperti, abbiamo prodotto, ognuno per la sua parte.
Il suo vero problema, visto il mestiere che si accinge a fare, è che nessuno la conosce, il che vuol dire che dovrà conquistarsi ogni spazio, ogni invito in un consesso internazionale, ogni ruolo di negoziatore. Il che vuol dire che tendenzialmente, in questo mondo nel quale il prestigio conta spesso più della sostanza, in cui la parola del papa conta più delle truppe che il pontefice non ha, non la si prenderà in considerazione perché non ci si aspetta da lei nessun contributo utile e “si sa” che non rappresenta l’Unione europea, persa in ventotto politiche estere diverse e alle volte divergenti.
Epperò tutto questo non basta a dire che Mogherini farà rimpiangere Catherine Ashton. Non è, è evidente, la scelta migliore per presentare un volto forte dell’Europa nel mondo, ma quel volto non esiste. Al massimo si sarebbe potuto preferirle, come dicono alcuni, un D’Alema, certo conosciuto e stimato in tutto il mondo, che però senza una politica comune alle spalle più che un accordo per la pacificazione in Kosovo come Ashton è riuscita ad ottenere non avrebbe neanche lui potuto fare. Un’immagine autorevole su un contenitore vuoto.
Qui invece ci troviamo con una giovane politica che da sette mesi fa il ministro degli Esteri di, bene o male, uno dei più grandi paesi d’Europa e che non ha combinato pasticci e della quale non si è sentito parlar male apertis verbis da nessuno. Parla, con prudenza, un buon inglese e ha un francese decente, ed è dunque in grado di dialogare con chiunque, nel suo ambiente. È una determinata, non sarà una creatrice di idee, non sarà una teorica né un’analista della politica estera, ma è una politica che sarà a capo di una macchina da quasi 4.000 funzionari tra i quali si troveranno tutti quelli necessari a elaborare teorie, quelli per analizzare le situazioni, quelli per impostare i negoziati. Lei dovrà avere le idee chiare sul dove andare e soprattutto sul come trovare il sostegno per farlo.
Non ci si può aspettare che Mogherini faccia la politica estera dell’Unione, non è questo ora il compito dell’Alto rappresentante. Dovrà trovare degli spazi dove l’Unione potrà avere un ruolo e su quelli lavorare. Quando poi i leader europei, così esperti e con le giuste età, saranno in grado di esprimere una politica estera comune allora si cercherà qualcuno in grado di implementarla. E a qual punto Mogherini sarà abbastanza esperta ed anziana anche lei per criticare il giovanotto o la giovanotta che sarà stata messa al suo posto.