Sono i due nomi che ormai vengono dati per scontati come futuri Presidente del Consiglio europeo e Alto Rappresentante, il popolare polacco Donald Tusk, e la socialista italiana Federica Mogherini, ministro degli Esteri del governo Renzi.
Tusk, 57 anni, è l’attuale premier polacco, carica che ricopre dal 2007. È il il primo nella storia del paese, dopo la fine del comunismo, a essere rieletto due volte per questa carica. Un leader centrista che ha supportato un percorso di riforme nel proprio Paese, che ha fondato il suo consenso su una buona gestione dell’economia che ha permesso alla Polonia di mitigare gli effetti della crisi e divenire, insieme alla Germania, l’unico paese i cui capi di governo sono sopravvissuti alla crisi economica. Negli anni però gli è stata imputata una certa mancanza di coraggio, una caratteristica che, paradossalmente, potrebbe aiutarlo a essere scelto come Presidente del Consiglio europeo, una carica in cui più che un leader forte e di polso serve una personalità discreta e con grandi capacità di mediare.
Da giovane come studente di storia all’università di Danzica partecipò alla creazione del Comitato Studentesco di Solidarność. Nel 2001 ha fondato la il partito di cui è ancora il leader, Piattaforma Civica, di cui è divenuto presidente nel 2003. Se sarà eletto sarà il secondo polacco ad ottenere un ruolo di vertice nelle istituzioni Ue. Nella scorsa legislatura Jerzy Buzek, ex capo del governo di Varsavia, è stato presidente dell’europarlamento dal 2009 al 2012. A differenza del suo ministro degli Esteri, Radek Sikorski, Tusk durante la crisi ucraina si è mostrato più aperto al dialogo con la Russia, seppur sempre fortemente critico verso Mosca. Un’altra caratteristica che potrebbe favorirlo nella scelta dei Ventotto.
Molto più sicura di essere eletta è il nostro ministro degli Esteri, Federica Mogherini. 41 anni, deputata alla Camera dei Deputati nel 2008 e rieletta nel 2013, è stata Segretario della IV Commissione Difesa e a dicembre 2013 è entrata a far parte della Segreteria Nazionale del Partito Democratico in qualità di responsabile Europa e Affari Internazionali. In precedenza, nei Democratici di Sinistra, è stata responsabile delle Relazioni Internazionali, curando in particolare i rapporti con i Democratici americani, il Pse. A lei viene imputata una mancanza di esperienza per ricoprire questo lavoro in quanto ministro da soli 7 mesi. Pur avendo gestito in precedenza le relazioni estere del partito, non ha mai dovuto confrontarsi con i leader di altre forze politiche, ha insomma sempre giocato ‘in casa’. Dallo scoppio della crisi ucraina gli è stato imputato un atteggiamento troppo comprensivo nei confronti di Mosca, dove per altro ha fatto il suo primo viaggio ufficiale come ministro. Tutte critiche che, grazie anche ad un repentino cambio di atteggiamento, almeno verbale, verso Mosca, non sono riuscite a impedire a Renzi di raggiungere il suo obiettivo.