E’ una questione di donne. E di Russia. Sono questi i due elementi che sembrano oramai rimasti quelli decisivi per scegliere tra i quattro più accreditati candidati ai “top-jobs”, le posizioni più alte nelle istituzioni dell’Unione, che saranno decise sabato sera dai capi di stato e di governo.
Le donne sono due socialdemocratiche: Federica Mogherini che corre come Alto rappresentante per la politica estera e vice presidente della Commissione, e Helle Thorning-Schmidt, premier danese che potrebbe essere il prossimo presidente del Consiglio europeo. Gli uomini sono due polacchi conservatori: il premier Donald Tusk, che corre contro la danese e il suo ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski, antagonista di Mogherini. Poi ci sono altri nomi di grande prestigio che vengono ad esempio dall’Olanda e dalla Finlandia, ma in queste ore si ragiona su un possibile incastro tra due di questi quattro. Le accoppiate sono: Tusk – Mogherini e Thorning-Schmidt – Sikorski. La coppia danese-polacca sarebbe una vittoria per i socialisti europei, che prenderebbero la seconda posizione più importante a Bruxelles, dopo quella di presidente della Commissione, che è andata al popolare lussemburghese Jean-Claude Juncker. E’ però anche una soluzione più a “sorpresa”, perché i socialisti, nonostante il buon risultato elettorale alle europee di maggio, non hanno rivendicato quella posizione. Sarebbe anche una soluzione che metterebbe un forte anti russo a fare il capo della diplomazia europea, e questa è una decisione che i Ventotto devono valutare con molta cura, perché è di notevole valore politico. Non molto diversa, in realtà, l’altra soluzione se considerata nei confronti di Mosca. Tusk è il capo del governo che più ha premuto per sanzionare la Russia dopo i fatti in Ucraina, e dunque non è amato a Mosca, ma la sua presenza sarebbe temperata da quella di Mogherini, considerata più “comprensiva” delle posizioni di Vladimir Putin.
Almeno una delle due posizioni deve essere ricoperta da una donna, e nel contempo di sono molte pressioni (in particolare da Londra) perché il presidente del Consiglio venga da un paese fuori dall’euro. Poi uno dei due posti dovrebbe andare ad un paese della “Nuova Europa”, quelli dell’Est, gli ultimi entrati nell’Ue e che ancora non hanno avuto nulla tra i “top-jobs”. I leader europei hanno abituato gli osservatori a rapidissimi cambiamenti dell’ultima ora, dunque anche se al momento l’accoppiata Tusk-Mogherini sembra la più forte, tra 24 ore si aprirà un vertice, in preparazione da un mese e mezzo, anche non ha ancora certezze. Secondo alcuni è anche possibile che i socialisti (che sembrano chiedere ora tutte e due le posizioni) riescano ad avere tutti e due i posti, per le due donne in lizza, in cambio della creazione di un “feudo” controllato dalla Germania tra i commissari economici.
Nelle settimane successive dovranno poi essere indicati i commissari e i rispettivi portafogli, con un vero affollamento di candidati su quelli economici, dove Berlino è l’attore principale. Dipenderà molto anche dai vincenti e perdenti della sfida di sabato, e da quanto spendersi per sostenere ad esempio Mogherini al posto di Sikorski può eventualmente costare al proprio paese in termini di peso della poltrona da Commissario.